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S&P non crede nel Jobs Act e declassa l’Italia: crescita debole

S&P non crede nel Jobs Act e declassa l’Italia: crescita debole

Home livello 2 - di Francesco Severini - 5 Dicembre 2014 - AGGIORNATO 5 Dicembre 2014 alle 21:02

Standard & Poor’s taglia il rating dell’Italia a BBB- da BBB con outlook stabile. Uno schiaffo per Matteo Renzi e il suo governo proprio nei giorni in cui lo scandalo Mafia Capitale danneggia irrimediabilmente l’immagine del Paese. I motivi del declassamento? L’agenzia di rating li spiega così: ”Un forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività, non è compatibile con un rating BBB, secondo i nostri criteri”.”Prendiamo atto – continua S&P – che il premier Renzi ha fatto passi avanti col Jobs Act”, tuttavia “non crediamo che le misure previste creeranno occupazione nel breve termine”.

Verso il livello “spazzatura”

S&P spiega che a causa di prospettive di crescita ”molto deboli” e ad un ”ritardo” nel consolidamento di bilancio, il debito pubblico dell’Italia, escludendo le garanzie dell’Efsf, toccherà un picco superiore al 133% del Pil nel 2016. In termini assoluti ”stimiamo che il debito pubblico salirà a 2.256 miliardi di euro entro la fine del 2017” e quindi sarà ”di 80 miliardi in più rispetto alla nostra precedente stima”. Col declassamento a BBB- da BBB da parte di S&P, l’Italia si trova ora solo ad un gradino dal livello ‘junk’, ossia spazzatura.

La reazione di Brunetta (FI)

“Italia declassata da Standard & Poor’s. Adesso valiamo un misero BBB- . Come se non bastassero i dati preoccupanti e devastanti sul Pil e sulla disoccupazione, adesso – incalza Renato Brunetta, capogruppo FI alla Camera – arriva anche il giudizio negativo delle agenzie di rating a condannare il nostro Paese. Non cavalchiamo, come fece la sinistra nella ormai famosa estate-autunno del 2011 la crisi, ma il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il suo ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza e spiegate al Paese i motivi di questi ripetuti disastri”. Conclude Brunetta: “L’Italia va a picco. Non c’è alcun accenno di ripresa, le ricette del governo non stanno producendo nulla di buono. Solo confusione e scatole vuote che illudono i cittadini senza invertire la sciagurata rotta intrapresa. Serve guardare in faccia la realtà. Renzi non scappi davanti alle evidenze”. 

 

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5 Dicembre 2014 - AGGIORNATO 5 Dicembre 2014 alle 21:02