Mea culpa di Salvini: «Al Sud abbiamo sbagliato». Rampelli: «Solo un bluff»

1 Dic 2014 15:03 - di Romana Fabiani

Sud e Padania: è la nuova parola d’ordine per uscire dai recinti della roccaforte del Nord e conquistare un profilo nazionale. È un Matteo Salvini solo all’apparenza meno oltranzista quello che si concede ai microfoni di Rtl ma che, nel presentare la sua prossima creatura per sbarcare al Sud, non rinuncia alla “stella polare” dell’indipendenza del Nord.

La scoperta del Meridione

«Cosa mi ha fatta cambiare idea sui meridionali? Sono i fatti, probabilmente il Sud lo conoscevo poco, ho fatto e abbiamo fatto degli errori», dice per far dimenticare i fucili di Bossi e gli oltraggi al tricolore andati in scena a Milano. «Adesso sono stra-convinto che l’Italia o si salva tutta, da Nord a Sud, o non ce n’è per nessuno». Archiviata la retorica nordista (con le derive a suon di “Bruciamo Napoli” e  “Viva il Vesuvio”) che ha caratterizzato il Carroccio fin dalla nascista? Non proprio. Dai microfoni di Radio Padania, infatti,  precisa che la Lega rimane “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”. «All’autonomia  bisogna arrivarci con il consenso da costruire al Nord come al Sud. Ora le emergenze, immigrazione e occupazione, sono emergenze italiane, bisogna risollevarsi al Nord come al Sud» prima di poter pensare all’autonomia, che rimane comunque l’ultimo obiettivo del movimento.

Fratelli d’Italia: è farneticante

Parole che non piacciono a Fratelli d’Italia che pure condivide con Salvini alcune battaglie, a partire dalla critica all’Europa della grande finanza. Fabio Rampelli, che in una recente intervista a il Tempo è tornato a rimproverare alla Lega gli atteggiameti anti-meridionalisti e il progetto secessionista mai archiviato con chiarezza, replica duro: «Salvini nelle sue farneticazioni a Radio Padania praticamente conferma che il suo partito lavora per dividere l’Italia». Non è infatti all’ordine del giorno – spiega – l’abolizione del paradossale articolo 1, che fissa l’obiettivo della secessione, né quella del ridicolo articolo 2, che cita le sole regioni del nord chiamandole ciascuna “nazione”, né quella delle grottesche “norme transitorie” all’articolo 4, secondi cui i nuovi partiti aderenti alla Lega devono obbligatoriamente assoggettarsi alla Padania. «Ora Salvini vorrebbe varare un partito che non può definirsi esplicitamente razzista nei confronti del Meridione e quindi lo fa fesso due volte perché cerca solo di strumentalizzarlo a fini elettorali. Questa presa per il naso – continua il capogruppo di Fratelli d’Italia-An a Montecitorio – segnerà l’inizio della fine per la popolarità del Lega perché non è certo serio costruire un partito per ogni area geografica che dica a ciascuno ciò che vuole sentirsi dire. Si conferma che Salvini è un buon leader di un partito regionale ma non ha la caratura né i requisiti minimali per essere leader di una coalizione».

I consigli del Cavaliere

Salvini sembra aver accusato il colpo “benevolo” di Berlusconi e fatto tesoro dei consigli del Cav che, nello smentire l’incoronazione di Matteo a futuro leader del centrodestra, ha fatto capire di non voler morire salviniano («Il Paese non si governa con gli slogan di Salvini»). «Stiamo preparando un progetto di vita e di governo totalmente alternativo a quello di Renzi, che parla di temi concreti, visto che sembra che Renzi non ci stia drammaticamente riuscendo», ha annunciato il leader leghistanel tentativo di accreditarsi come destra di governo. Forte dell’exploit elettorale, però, non è tenero con Forza Italia e il Nuovo centrodestra di Alfano: «Fra sei mesi non esisteranno più i partiti che ci sono adesso, l’Ncd non ci sarà più e la stessa Forza Italia o inventa qualcosa o si rinnova oppure non la vedo che va molto lontano».

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