Il Made in Italy? Si produce quasi tutto in Romania, Cina e Sri Lanka
Le imprese specializzate nei settori tipici del Made in Italy (industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, fabbricazione di articoli in pelle e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere) si concentrano in Romania (quasi 47 mila addetti), in Cina (oltre 14 mila addetti), nello Sri Lanka (oltre 11 mila addetti) e in Serbia (quasi 7 mila addetti). Lo rileva un’indagine dell’Istat sulle multinazionali italiane all’estero, sottolineando inoltre che la dimensione media delle controllate italiane all’estero è piuttosto consistente (80,3 addetti), soprattutto se confrontata con quella delle imprese residenti in Italia (3,8 addetti). Le imprese a controllo italiano sostengono in Cina, India e Romania un costo del lavoro molto contenuto, pari a meno di un quinto di quello medio italiano, ma in crescita rispetto al 2011. Dal rapporto, il costo del lavoro pro capite nelle affiliate italiane in Cina e India è di seimilacinquecento euro, Romania (settemila euro) e Federazione Russa (7,6 mila euro). Mentre è elevato in Francia (56,8 mila euro), Stati Uniti (50,8 mila euro) e Regno Unito (50,7 mila euro).
Dal rapporto Istat è fuga dall’Italia
Nel biennio 2013-2014 si conferma la tendenza verso una crescente internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, trainata dai principali gruppi multinazionali e più accentuata nei servizi (il 63,5% ha detto di avere realizzato o programmato nuovi investimenti all’estero) che nell’industria (54,1%). Dal rapporto dell’Istat, al 2012 la presenza delle multinazionali italiane all’estero è rappresentata da 21.830 controllate in 160 paesi con oltre 1,7 milioni di addetti e un fatturato di 546 miliardi. La motivazione prevalente alla base dei nuovi investimenti all’estero nel periodo 2013-2014 è la possibilità di accedere a nuovi mercati. Lo dichiara l’85,7% dei gruppi multinazionali italiani dell’industria e l’82,1% dei servizi. Dall’indagine Istat emerge che i gruppi industriali ritengono determinanti altri due fattori per investire all’estero: aumento della qualità/sviluppo di nuovi prodotti e riduzione del costo del lavoro, mentre i gruppi multinazionali attivi nei servizi giudicano importanti aumento della qualità/sviluppo di nuovi prodotti e minori problemi di regolamentazione. I settori più internazionalizzati sono l’estrazione di minerali da cave e miniere, la fabbricazione di autoveicoli, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e la fornitura di energia elettrica e gas.