Gli elettori Pd: su Mafia Capitale il partito è colpevole. Marino vada via

15 Dic 2014 10:29 - di Anna Clemente

I fatti di Mafia Capitale? Ne sono «ugualmente responsabili» tutte le amministrazioni che si sono susseguite in Campidoglio negli ultimi anni. A dirlo non sono i difensori di Gianni Alemanno, ma gli italiani. Almeno uno su quattro, il 75%, afferma che nessuno può chiamarsi fuori. A questi va aggiunto un 8% che «non sa». A rivelarlo è un sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera di oggi, dal quale emerge anche che in quel 75% c’è il 73% degli elettori del Pd.

Cosa fare a Roma? Votare

Opinioni che si riflettono direttamente su uno dei grandi temi in discussione in questi giorni: cosa fare a Roma? Il 32% degli elettori ritiene che si dovrebbe tornare al voto, il 29% che la città vada commissariata e solo il 26% che pensa Marino possa continuare a fare il sindaco, a patto però di una discontinuità in giunta e tra i dirigenti comunali. Ma Marino, in questa percentuale residua, non ha dalla sua nemmeno gli elettori del Pd: solo 49% è disposto a dargli ancora fiducia.

Il Pd ne esce a pezzi

Cade dunque nel vuoto il grande sforzo della sinistra politica e, ancor più, di quella degli opinion maker di caricare tutte le colpe del malaffare sulle spalle del centrodestra. Nonostante la strategia di distrazione di massa sulle sue responsabilità, il Pd ne esce a pezzi. Solo il 15% degli italiani crede a Renzi quando dice che «farà pulizia» nel partito. Il 36% crede in un impegno del premier, ma non nel fatto che ottenga dei risultati. La percentuale più alta, comunque, è quella di chi pensa che non cambierà nulla: il 43%. Anche il centrodestra, però, ne esce più che male: il 62% degli elettori pensa che non cambierà nulla e il 22% dice che ci sarà impegno, ma che porterà a risultati scarsi.

Un quadro «decisamente preoccupante»

In generale, si presenta una crisi profondissima dei partiti, che per il 67% degli italiani hanno avuto «responsabilità dirette nei fenomeni di corruzione» e per il 29% non sono in grado «di vigilare sull’operato dei propri esponenti». «Il quadro che emerge è decisamente preoccupante», commenta Pagnoncelli, per il quale «è presto per capire se questi sentimenti si tradurranno in un aumento dell’astensionismo o favoriranno una o più forze politiche».

 

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