Pannella bacchetta attivisti gay e sindaci: «Non chiamateli matrimoni»

7 Nov 2014 20:54 - di Redattore 89

Una sonora bacchettata, per lo meno sul metodo. A infliggerla alle associazioni gay, al mondo che ruota intorno ad esse e a certa politica è una personalità a cui, che se ne condividano o meno le tesi, va riconosciuto di aver fatto della battaglia per i diritti e le libertà una ragione di vita: Marco Panella.

«Non chiamateli matrimoni»

Intervenendo a un convegno sulle unioni gay a Verona, cui ha partecipato anche il sindaco Flavio Tosi, il leader radicale ha spiegato che «io non avrei chiamato matrimonio l’unione tra persone dello stesso sesso». «Bisogna andare oltre e chiamarlo unione: invece che i coniugi, gli uniti. Che ci sarebbe di male?», ha chiesto Pannella, facendo capire poi di considerare il riconoscimento dei “matrimoni” non una richiesta di legittimi diritti, ma una forma di rivendicazione fine a se stessa, che porta all’estremizzazione delle posizioni e, di conseguenza, allo stallo. «I gay, che hanno sempre dovuto combattere contro le discriminazioni – ha aggiunto lo storico leader dei radicali – adesso dicono: vogliamo che la ruota giri ed essere noi che vogliamo il matrimonio. Quello che conta è l’unione nell’amore, nella libertà, nella civiltà e quindi – ha voluto poi minimizzare – abbiamo delle piccole differenze da questo punto di vista».

L’avvertimento ai sindaci: servono proposte responsabili

Infine, una bacchettata anche ai sindaci, che tanto stanno facendo discutere per la registrazione dei “matrimoni” gay nonostante i divieti di legge e i richiami dei prefetti. «La disobbedienza – ha ricordato Pannella – fa parte della storia dei Radicali, però disobbedendo non contro, ma a un ordine che riteniamo sbagliato, con una proposta che riteniamo migliore». «Mai proteste, sempre proposte responsabili e questo – ha concluso Pannella – credo abbia costituito la nostra storia e continuerà ad esserlo».

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