Cresciuta con due mamme gay dice ai giudici: sono stata infelice
La testimonianza di B.N.Klein, 54 anni, alla corte d’appello dello Stato del Texas che doveva decidere sul ricorso di una coppia contro il divieto dei matrimoni gay è sconvolgente. La donna è stata ascoltata, lo scorso 15 settembre, in quanto figlia di una coppia di lesbiche e attiviste del movimento Lgbt e ha implorato i giudici di mantenere la definizione di matrimonio tra uomo e donna per evitare ad altri bambini di essere infelici come lo è stata lei. Il racconto di B.N.Klein è oggetto di un lungo articolo su Tempi.it e sicuramente fa riflettere anche se si tratta di una vicenda singola.
Figli trattati come arredi
Klein accusa le coppie omosessuali di trattare i figli come “arredi” allo scopo di provare che le famiglie gay sono come quelle eterosessuali. Per loro i figli “sono un’estensione di sé” e non li trattano “come esseri umani separati da loro”. Sono inoltre ossessivi verso la sessualità dei figli, incoraggiata perché favorisce l’apertura mentale. Klein, influenzata dal clima familiare, da adolescente non ha mai avuto un fidanzato né nutriva interesse per gli uomini. Le due mamme con cui è cresciuta non si occupavano della casa né di cucinare i pasti ma erano molto attive nella causa della liberazione gay. Inoltre la madre, così come la maggior parte delle persone che frequentava, faceva uso di droghe apertamente. L’aspetto più difficile della vita di Klein era costituito dal “dover rendere continuamente omaggio alla loro omosessualità”. La vita con le due mamme la portò inoltre a sviluppare un atteggiamento pregiudiziale verso le persone perché importava solo che cosa queste ultime pensassero dei gay.
La salute trascurata
La salute di Klein era trascurata dalle due donne che avrebbero dovuto occuparsi di lei anche perché avevano compreso che la “figlia” non approvava il loro stile di vita. Oggi Klein ha una famiglia sua è ha deciso di raccontare la sua storia in un’aula giudiziaria per il bene dei bambini. “So che la comunità gay non ha mai messo i figli al primo posto, se non come un pezzo di proprietà, un errore del passato o uno strumento politico”. Inoltre ha riferito di tentativi da parte di un amico della madre di abusare di suo fratello. “Conosco la loro violenza – ha concluso la donna – sono stata una loro vittima. Non sono loro le vittime”. Una famiglia come quella dove Klien è cresciuta può funzionare? Forse a volte sì, ma “questo non significa che vada nell’interesse primario dei bambini”