Clini, il ministro dell’Ambiente di Monti, a processo per corruzione
L’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, dovrà affrontare un processo a Roma con l’accusa di corruzione. La Procura capitolina ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato per una mazzetta che avrebbe ricevuto in relazione ad un finanziamento da 54 milioni elargito, quando era a capo della direzione generale del dicastero, per una serie di bonifiche in Iraq. Il progetto, denominato New Eden, prevedeva interventi di bonifica in alcune zone della Mesopotamia. Il processo è stato fissato per il prossimo 12 marzo davanti ai giudici della seconda sezione penale. L’indagine era arrivata all’attenzione del pm Alberto Galanti dalla Procura di Ferrara per competenza territoriale. Clini è accusato di avere intascato una mazzetta da circa un milione di euro. In totale sono otto i bonifici sospetti che la Guardia di finanza ha monitorato per risalire alla mazzetta finita nella disponibilità dell’ex ministro. A disporre il giudizio il gip Massimo Battistini che ha mandato a processo anche un professionista di Ferrara, Augusto Calore Pretner.
La Procura gli contesta otto bonifici su un conto svizzero
Secondo gli atti del pm Alberto Galanti la società Nature Iraq avrebbe creato una provvista di oltre 3 milioni di euro e dopo un passaggio in Olanda sarebbe arrivata a Pretner (che avrebbe tenuto per se poco oltre due milioni), in un conto svizzero e poi a Clini che in totale avrebbe ricevuto poco più di un milione di euro. Al centro dell’indagine una serie di versamenti che sarebbero stati compiuti nel periodo che va dal 14 ottobre 2010 ed il 22 giugno 2011, quando lo stesso Clini era manager al dicastero. Quella chiusa dalla Procura è solo una parte di una indagine più ampia che vede sempre coinvolto l’ex capo del ministero dell’Ambiente, che tuttavia si difende a tutto campo con una lettera inviata al premier Renzi e ad altri esponenti del Governo, pubblicata sul quotidiano online Tempi.it. «Le accuse che mi sono rivolte – scrive Clini nella lettera, datata 6 novembre 2014 – fanno riferimento in gran parte a obiettivi politico programmatici e a iniziative istituzionali, in particolare del governo di cui ho fatto parte»; e «l’impressione» è «che l’indagine riguardi proprio il merito di quelle scelte politico programmatiche». In merito alla presunta tangente irachena, scrive tra l’altro Clini, «un’indagine difensiva dei miei avvocati ha dimostrato che i versamenti, tutti legittimi, sul mio conto erano rimborsi di missioni erogati dal Ministero»; inoltre, «il clamore che ha accompagnato” l’avvio dell’indagine ha messo a rischio la sicurezza delle persone impegnate in Iraq con l’organizzazione non governativa Nature Iraq e ha offerto un asset inatteso per gli estremisti sunniti”.
«Accuse infondate, è un processo politico», replica l’ex ministro
L’ex responsabile dell’Ambiente ribadisce all’esecutivo che le accuse nei suoi confronti sono infondate e, con riferimento ad alcuni progetti di cooperazione finiti nel mirino dei pm come presunte coperture di illeciti, afferma che la loro bontà è attestata da autorità istituzionali (italiane e straniere) e da osservatori indipendenti. Pertanto, ribadisce Clini nella lettera, «credo che sarebbe opportuna una riflessione sull’origine e sulle motivazioni dell’indagine che mi riguarda».