Il caso marò si tinge di giallo: colloqui segreti fra India e Italia per una soluzione consensuale?

14 Ott 2014 11:04 - di Redazione

Il caso Marò forse a una svolta: secondo quanto trapelato sul quotidiano indiano The Economic Times, l’India starebbe valutando la proposta dell’Italia per una «soluzione consensuale» della vicenda dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012. Nell’articolo, infatti, il giornale ipotizza che «il governo Modi ha ammorbidito la sua posizione», che finora è stata quella di respingere qualsiasi soluzione extragiudiziaria, ribadendo a oltranza l’applicazione delle leggi indiane in merito all’incidente, nonostante sia avvenuto al largo delle coste del Kerala, al di fuori delle acque territoriali indiane. Secondo alte fonti governative, il governo avrebbe deciso di tenere «presto» – laddove presto potrebbe essere proprio la parola chiave – una riunione presieduta dal consigliere per la sicurezza Ajit Doval (ex capo dei servizi segreti indiani e attuale consigliere per la Sicurezza nazionale del premier Modi) per studiare la soluzione offerta da Roma per risolvere la crisi. Il ministro degli Interni, aggiunge la fonte citata dal quotidiano indiano, avrebbe «preparato una nota di risposta al governo italiano che ora dovrà essere valutata dagli esperti legali» del nuovo esecutivo del premier Modi. Si sarebbe quindi aperto un canale di dialogo con il governo salito al potere a maggio, come auspicato da tempo dalle autorità di casa nostra: e la conferma arriverebbe anche da una non precisata «fonte vicina alla parte italiana», secondo la quale «entrambi i Paesi stanno ora parlando per cercare una soluzione». Ma poco dopo è arrivata la precisazione del portavoce governativo Syed Akbaruddin che in un incontro con la stampa a New Delhi ha dichiarato: «Non ci sono negoziati in corso tra India e Italia». Una mezza smentita perché i colloqui in corso per una soluzione consensuale possono anche non essere definiti ufficialmente “negoziati”. Insomma una vicenda che si tinge di giallo.
A latere, comunque, incombe sempre una nuova tappa del calvario giudiziario che affligge i nostri due militari. Calvario che, ufficialmente, prosegue il suo iter, scandito dal prossimo appuntamento in calendario: quello del 12 dicembre, quando i giudici della Corte Suprema saranno chiamati ad esaminare il ricorso presentato dai legali dei due militari sulla richiesta di ricusazione della competenza della polizia antiterrorismo (Nia) nelle indagini sulla vicenda. Vicenda sulla quale, a questo punto ci si augura – anche se con la dovuta cautela – possa intervenire l’agognato colpo di spugna risolutivo. Nel frattempo il Tribunale speciale di New Delhi ha aggiornato al prossimo 20 febbraio l’esame del caso. Il procedimento penale è attualmente sospeso su ordine della Corte Suprema che a marzo aveva ammesso il ricorso sull’incompetenza della polizia antiterrorismo della Nia a condurre le indagini. La prossima scadenza resta l’udienza del ricorso, fissata dalla Corte Suprema per il 12 dicembre 2014. Nella breve seduta il giudice donna Neena Bansal Krishna del Tribunale di Patiala House ha sentito le ragioni dei legali dei due fucilieri prima di disporre il nuovo rinvio. Il magistrato ha preso atto dell’assenza di Latorre, autorizzato ad andare in Italia per quattro mesi per motivi di salute. La precedente seduta del 31 luglio era saltata a causa di un’indisposizione del giudice. L’istanza al Tribunale speciale di Patiala House era stata presentata nel novembre dello scorso anno dalla Nia, ma con l’opposizione della difesa italiana. Va ricordato inoltre che la polizia non ha ancora presentato i capi di accusa a carico dei marò nonostante le indagini siano concluse. Il Tribunale speciale era stato costituito dalla Corte Suprema nel gennaio del 2013 quando stabilì che lo Stato del Kerala non aveva la competenza a condurre l’inchiesta sull’incidente avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane e decise il trasferimento dei due militari (in stato di libertà provvisoria dietro cauzione) nell’ambasciata d’Italia a New Delhi.

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