Si estende l’opposizione al Tfr in busta paga. La Cgia: «Rischio finanziario per le piccole imprese»
Sulla questione del Tfr in busta paga, il governo tenta di correggere il tiro dopo il fuoco di sbarramento venuto da Confindustria nei giorni scorsi. «No ad altri sacrifici per le imprese», aveva detto a chiare lettere Giorgio Squinzi dalla platea del Forum della Piccola Industria a Napoli. Ora Renzi fa dire ad Alfano che il «Tfr in busta paga è previsto su base volontaria». Quindi dovrebbe andare solo ai lavoratori che ne faranno richiesta. L’erogazione del Tfr maturato nell’anno precedente avverrebbe in un’unica tranche in febbraio. Fin dal 2015, spera Renzi. Sempre allo scopo di smussare le proteste degli imprenditori, i tecnici arruolati dal governo suggeriscono la creazione di un “Fondo anticipo Tfr” , costituito dalle banche, dalla Cassa depositi e prestiti, oppure solo dalle banche previo accordo con l’Abi.
Ma ben difficilmente simili correttivi potrebbero superare l’opposizione delle imprese, che dall’operazione Tfr riceverebbero un sicuro danno economico, tale da risultare insopportabile per le piccole e medie imprese. La Cgia di Mestre ha fatto i conti e ha concluso che le Pmi rischiano di pagare più tasse e di mettere in crisi la propria tenuta finanziaria. Così osserva il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi: «Se l’operazione sarà a costo zero per le imprese private , per quale motivo il governo non estende la possibilità di richiedere l’anticipazione della liquidazione anche ai lavoratori del pubblico impiego? In realtà le cose stanno diversamente da come le presentano e l’eventuale anticipazione della liquidazione avrebbe degli effetti finanziari molto negativi sui bilanci delle Pmi. È vero, il Tfr è una forma di salario differito, ovvero sono soldi dei lavoratori; tuttavia, con la crisi che non accenna a dare segni di tregua, con la scarsa liquidità e la sottocapitalizzazione che da sempre caratterizza le Pmi, da dove potrebbero recuperare i piccoli imprenditori le risorse necessarie per anticipare la liquidazione? Gli istituti di credito, si sa, in questo momento prestano il denaro solo a chi ha una certa solidità finanziaria; agli altri, purtroppo, l’accesso al credito bancario è praticamente precluso».
Il Tfr in busta paga creerebbe inoltre inconvenienti agli stessi lavorati, che con la nuova «mensilità» (ma è un illusione ottica, perché si tratta comunque di reddito già loro spettante) si vedrebbero aumentata l’imposizione fiscale. Di qui l’avvertimento del segretario della Cisl Raffaele Bonanni al governo: la Cisl è d’accordo sull’ipotesi di far scegliere i lavoratori sull’anticipo del Tfr in busta paga solo se il governo lo consentirà a «tassazione zero». Il leader sindacale è convinto che l’operazione annunciata dal governo voglia solo favorire le casse dello Stato. «Non vorrei servisse solo per incamerare cinque miliardi». Mai sospetto fu più fondato.