Scambio di embrioni, il caos continua. La Corte Europea boccia il ricorso dei genitori naturali
La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla coppia i cui embrioni sono stati impiantati per errore in un’altra donna.
Il ricorso è stato rigettato perché la Corte ritiene che i ricorrenti non abbiano esaurito tutte le possibilità offerte dalla legislazione italiana per ottenere il riconoscimento di una violazione dei loro diritti.
Nel ricorso presentato dalla coppia, indicata solo con le lettere X e Y, viene sostenuto che lo Stato italiano ha violato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare protetto dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani perché a causa di un errore di un ospedale pubblico i loro embrioni sono stati impiantati in un’altra donna.
Inoltre, secondo i ricorrenti, le leggi italiane non garantiscono la protezione del loro status di genitori biologici nonostante il test del Dna abbia dimostrato che il loro e quello dei gemelli, nati il 3 agosto, sia compatibile.
La Corte di Strasburgo ha però rigettato il ricorso, una decisione definitiva, per non esaurimento dei rimedi interni da parte della coppia.
Secondo la Convenzione europea dei diritti umani, prima di portare un ricorso a Strasburgo, i cittadini devono dare modo al proprio Stato di rimediare ai propri errori.
Nella fattispecie i giudici di Strasburgo affermano che i ricorrenti non hanno iniziato alcun procedimento civile o penale per far accertare le responsabilità dell’ospedale e del personale medico per quanto è accaduto e ottenere un riconoscimento del danno subito.
Il 10 agosto scorso l’avvocato Michele Ambrosini, legale della coppia che ha messo al mondo i due gemelli frutto dello scambio di embrioni avvenuto al Pertini di Roma aveva spiegato che stava valutando come procedere «anche da un punto di vista penale contro l’ospedale. Stiamo vagliando tutti gli elementi che possano costituire fattispecie di reato per presentare alla Procura un esposto» ribadendo che la coppia procederà anche da un punto di vista civile con una «richiesta di risarcimento danni».