Saviano diventa anche esperto di bioetica e se la prende con le Sentinelle: sono “oscurantiste”

10 Ott 2014 17:57 - di Redattore 89

Si chiama “L’antitaliano”, ma più opportuno sarebbe un altro titolo, magari “Il moralizzatore”. È la rubrica che Roberto Saviano tiene su l’Espresso e da cui questa settimana impartisce lezioni su cosa si debba intendere per famiglia naturale, soprattutto, su quale sia il modo moralmente, eticamente  e politicamente corretto di affrontare il tema. «Non è affatto più solo quella padre, madre, figlio, perché non è l’unica a poter garantire una crescita equilibrata e una vita felice», scrive, aggiungendo che «non starò qui a dire come e quanto le famiglie che ci si ostina a definire “naturali” abbiano fallito, perché non credo nel fallimento di sovrastrutture, ma nei fallimenti dei singoli individui. Non si funziona come marito, non si funziona come moglie, non si funziona come genitori e questo può accadere a chiunque, all’interno del matrimonio, al di fuori di esso, in una coppia etero o in una coppia omosessuale».

Non staremo qui a dire come la famiglia – comunque la si voglia intendere – invece dovrebbe essere esattamente questo: il luogo in cui successi e fallimenti si costruiscono insieme, perché – comunque la si voglia intendere – rappresenta il superamento del singolo individuo nell’ottica di un legame di affetto, solidarietà, progettualità comuni. Non staremo qui a dirlo perché questa lezioncina sul fallimento della famiglia naturale è solo propedeutica alla lezione vera e propria, quella su dove allignino il «male» e il bene e «l’oscurantismo» e il progresso del dibattito in atto sulla famiglia. «Ho trovato queste manifestazioni un gesto – pacifico nei modi – di forte violenza culturale», spiega Saviano a proposito delle Sentinelle in piedi contro il ddl Scalfarotto. «Ovviamente tutti sono liberi di manifestare il proprio pensiero, ma io credo che vegliare contro una legge che riconosce e tutela il diritto ad amare chi si vuole sia oscurantismo», precisa ancora senza però spendere una parola di condanna o almeno di distanza rispetto a chi ha aggredito quei manifestanti pacifici. «Altrove – è l’apice emotivo del ragionamento – io vedo il male, altrove vedo il dolore, non nella possibilità di costruire una famiglia».

Saviano aveva aperto il pezzo dicendo che «la realtà è molto più complessa di quanto crediamo», ma rivela un’attitudine manichea con il bene tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Forse si tratta di un retaggio di quando si occupava di camorra e dividere tra buoni e cattivi era facile. Certamente però non è uno schema applicabile a un tema tanto complesso come quello dei diritti civili che attengono alla sfera dell’eticamente sensibile. «Questo governo – scrive – ha il dovere di mostrarsi diverso affrontando finalmente le battaglie di diritto che farebbero ripartire questo Paese sempre più oscurantista». Quali? Tra gli altri, «il diritto all’eutanasia, il diritto all’aborto troppo spesso compromesso dal sistema sanitario che non garantisce medici abortisti in tutte le strutture ospedaliere, il diritto a poter contrarre matrimoni gay, il diritto per le famiglie gay di poter adottare bambini, la legalizzazione delle droghe». Manca all’appello, però, proprio il diritto di poter dissentire pacificamente senza essere caricati da qualche fanatico o essere accusati di oscurantismo.

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