Prima contro Alemanno, ora contro Londra: la sinistra europea detta legge sui diritti umani

4 Ott 2014 11:10 - di Valerio Pugi

Deve essere il parlamento britannico ad avere l’ultima parola in materia di diritti dell’uomo. Questo vogliono i conservatori a Londra nella loro battaglia per limitare l’influenza (l’ingerenza secondo alcuni) della Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo, e per questo minacciano di “uscire” dalla Convenzione europea. Non è certo il primo caso di “ingerenze” da parte di organismi europei (quasi sempre di sinistra) nelle politiche sociali dei Paesi membri. Nel 2008, come si ricorderà, sempre in tema di diritti umani e sicurezza, piombarono a Roma gli operatori dell’Ocse (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione che opera sul territorio dell’Unione Europea) per “bacchettare” l’allora sindaco di centrodestra Gianni Alemanno, “reo” di voler contrastare l’abusivismo e il decado dei campi nomadi. Tornando alla Gran Bretagna, si tratta di un cavallo di battaglia Tory, ma che questa volta diventa una promessa elettorale, in vista del voto nella primavera del 2015, con una proposta delineata dal ministro della Giustizia Chris Grasyling, che definisce “attuabile e legale”. Se i conservatori rimarranno al potere – assicura quindi Grasyling – una nuova “Carta dei diritti” (Bill of rights) verrà elaborata con la garanzia che i tribunali e il parlamento britannico “abbiano l’ultima parola”. L’obiettivo – ha spiegato il ministro – è “ripristinare il senso dei diritti umani” in Gran Bretagna, con riferimento in particolare alle decisioni sul soggiorno accordato a presunti terroristi e criminali o al voto ai detenuti. Punti questi al centro dello scontro a distanza tra Londra e Strasburgo, che va avanti da tempo: adesso Londra chiede che vengano accordati gli aggiustamenti che richiede, altrimenti è disposta a tirarsi indietro dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il tema era stato anticipato dal primo ministro e leader conservatore David Cameron nel suo discorso di chiusura al congresso del partito mercoledì a Birmingham, ora però Grasyling ha presentato il piano in dettaglio, secondo cui i giudizi di Strasburgo verrebbero considerati da Londra “consultivi” e non vincolanti, mentre l'”arbitro ultimo” sarebbe la Corte Suprema britannica. «Abbiamo studiato bene il tema e ci siamo preparati a fondo sul piano giuridico: il piano è attuabile e legale», ha detto il titolare della Giustizia, ma da più parti si sollevano giù numerosi dubbi, anche tra le stesse file Tory. Uno fra tutti il veterano Kenneth Clarke, ex ministro della Giustizia, che avverte sul rischio di “future decisioni arbitrarie” che perseguire questa strada comporta. La leadership Tory sembra tuttavia determinata a proseguire su questa strada, almeno fino al maggio 2015: punta fortemente a rimanere a Downing Street, ipotesi che in queste ore sembra farsi concreta per la prima volta in due anni, almeno stando ai sondaggi. Secondo un rilevamento YouGov i Tory raccolgono il 35% dei consensi seguiti dai laburisti di Ed Miliband al 34%, registrando il primo sorpasso sull’opposizione dal 2012. Il sondaggio è stato condotto tra mercoledì e giovedì, una sorta di “reazione a caldo” dopo il discorso del primo ministro Cameron al congresso Tory con cui ha lanciato la sua sfida per restare a Downing Street promettendo tagli alle tasse.

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