La giunta ligure dopo l’alluvione se la prende con il meteo: «Non ci ha avvertito del pericolo»

10 Ott 2014 11:14 - di Redazione

«Non abbiamo avuto la possibilità di prevedere l’allerta perché i modelli matematici dei tecnici dell’Arpal e della protezioni civile regionale non lo hanno consentito». Lo ha detto il vicesindaco di Genova, Stefano Bernini, impegnato al Centro operativo comunale. «Purtroppo, secondo quanto abbiamo capito, per quanto la perturbazione fosse estesa non è stato possibile prevedere fenomeni improvvisi e intensi come quelli che hanno colpito la sponda destra del Bisagno. In questa area l’esondazione è stata molto superiore rispetto a quella del 2011 che colpì la sponda sinistra. Sta emergendo, ma deve essere ancora confermato, che il rio Fereggiano (che provocò 6 morti nel novembre del 2011) sia esondato non per l’intensità della pioggia, ma per un fenomeno di rigurgito provocato dalla spinta delle acque del Bisagno». Un fallimento dei tecnici, dunque, che rimette in discussione la possibilità di fare previsioni? Sulla questione insiste anche l’assessore regionale alla protezione civile Raffaella Paita. «L’allerta meteo per l’alluvione di Genova non è stata data perché le valutazioni dell’Arpal basate su modelli matematici non hanno segnalato l’allarme». Giovedì notte la protezione civile ha dato l’allerta per le condizioni del torrente Bisagno, al limite di guardia. Un allarme arrivato dopo il temporale che non ha accennato a esaurirsi e solo dopo che parte della città è finita in black out e le strade si sono allagate. Solo ieri intorno alle 23 la Protezione civile ha invitato i cittadini a allontanarsi da scantinati, bassi e primi piani. Insomma, proprio quando ci sono più mezzi a disposizione dei tecnici, dai satelliti alle comunicazioni via web in tempo reale, le autorità non sarebbero in grado di comunicare ai cittadini l’allerta meteo. Un paradosso tanto più bizzarro, visto che una sentenza di un tribunale ha condannato dei sismologi perché non avevano messo in allarme la cittadinanza prima del terremoto dell’Aquila dell’aprile 2009. Come se prevedere un terremoto fosse più facile che prevedere un temporale.

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