La Cgil dichiara guerra. Renzi promette (anche) agli industriali. E Bankitalia avverte…

13 Ott 2014 19:14 - di Aldo Di Lello

Ormai Renzi è diventato il “nemico di classe”. Fiom e Cgil contestano duramente il premier proprio nel giorno in cui Matteo si reca da Confindustria a snocciolare il solito rosario delle promesse. Alla Camusso che sottolinea il carattere spiccatamente politico della manifestazione del 25 ottobre («è la prima iniziativa di contrasto vero a questo governo»),  Renzi risponde elogiando  il mondo imprenditoriale:  «Il mondo è cambiato. Lo posso dire qui perché a Confindustria c’è molta più sensibilità rispetto ad altre parti». Se ci sono fatti che parlano da soli, quello avvenuto all’esterno della fabbrica Persico di Nembro (dove si è svolta  l’assemblea di Confindustria Bergamo) sicuramente lo è. Urla, slogan, lancio di farina e ortaggi e qualche petardo: così 200-300 aderenti al sindacato rosso hanno accolto l’arrivo del premier.  Poco prima, il segretario della Cgil aveva ribadito: «Il 25 ottobre non c’è solo l’art.18 e le altre modifiche allo Statuto , ma l’idea che bisogna partire  dalla creazione di lavoro».

Renzi raccoglie la sfida e rilancia: «Io vi chiedo di lasciare da parte le divisioni culturali ed ideologiche e  di dare una mano non a noi ma agli italiani». E assicura anche  che «alla fine della legislatura ci arriveremo col Paese trasformato». Subito dopo il premier si lancia nel suo sport prefererito, quello degli annunci enfatici: «Tutti parlano dell’articolo 18. Invece 18 sono i miliardi che taglieremo come tasse tra la legge di Stabilità per il 2014 e quella per il 2015». «Di questi 18 miliardi – spiega – dieci andranno a finanziare in modo stabile il bonus degli 80 euro, mezzo miliardo in detrazioni fiscali per le famiglie, e il resto andrà in due misure: incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi per chi fa assunzioni a tempo indeterminato».  E il resto per la riduzione dell’Irap «che è una tassa che manda fuori di testa per la sua componente lavoro».

Promesse, promesse e ancora promesse. Nelle stesse ore arriva una poco traquillizzante nota di Bankitalia: «L’ammissibilità della deviazione dal sentiero di avvicinamento al pareggio di bilancio strutturale non è  scontata e rifletterà l’interpretazione delle regole da parte delle istituzioni coinvolte: Parlamento, Commissione europea, Consiglio Ue». Detto in altri termini c’è il rischio Bruxelles rispedisca al mittente la legge di Stabilità dell’Italia. Nonostante gli annunci, il sentiero di Renzi rimane molto stretto.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *