Jobs Act: ora anche il Ncd alza la voce. Ma è il ritorno del Cavaliere a fargli paura

1 Ott 2014 13:01 - di Lando Chiarini

Spande ottimismo, Matteo Renzi, sui tempi dell’approvazione del cosiddetto Jobs Act, ma più passano le ore e più il panorama politica sembra aggrovigliarsi in mille nodi, uno più inestricabile dell’altro. Il premier ha vinto il primo round nella Direzione Nazionale del Pd. Quei numeri, tuttavia, rischiano di trasformarsi in uno specchio ingannevole se Renzi pensa di trasferirli paro paro nei gruppi parlamentari. Qui – soprattutto al Senato dove a breve comincerà l’esame del provvedimento – la musica è diversa e se il dissenso interno dovesse rivelarsi compatto, la riforma potrebbe passare solo grazie ai voti determinanti di Forza Italia.

Uno scenario, come si vede, di non semplice decifrazione. E a renderlo più complicato sta provvedendo in queste ore la pattuglia del Ncd, partito alleato del Pd, ma consapevole di giocarsi, sulla modifica dell’articolo 18, la partita della vita.

Una consapevolezza mista a giustificata paura che ha finito per trasformare il Ncd nella sentinella vociante della riforma radicale dell’articolo 18. Del resto, quella di Alfano è una posizione scomodissima: se Renzi – come del resto ha già fatto in Direzione Nazionale – apre alla regioni della minoranza interna edulcorando la portata della riforma, Il Ncd rischia di apparire ininfluente rispetto all’agenda di governo; se, al contrario, il premier la lascia nella sua versione originaria, il possibile e determinante “soccorso azzurro” può di colpo farli sentire superflui nei numeri e quindi esposti alle mira di riconquista da parte del Cavaliere.

È, dunque, per questo che gli ex-berlusconiani hanno cominciato a scalciare. Lo ha fatto prima Sacconi, che della riforma è il relatore, ricordando dalle colonne del Sole 24 Ore che il Pd non può modificare l’articolo 18 a proprio piacimento. Sul punto, l’ex-ministro avverte: “Renzi sfugga dalla ‘sindrome Fornero’, il ministro che partì per andare a Milano e si ritrovò a Caltanissetta, invece di fare un mercato del lavoro più flessibile lo fece più rigido, grazie alla combinazione tra le rigidità certe in entrata e le flessibilità incerte in uscita” e “il risultato è che ha bruciato posti di lavoro, anche se non erano queste le intenzioni originarie”.

Ancora più netto è Maurizio Lupi, impegnato a Genova per l’inaugurazione del Salone Nautico: “Ncd non arretrerà sull’articolo 18 e sulla riforma del lavoro. In tanti anni in Italia si diceva che si sarebbe cambiato ma poi le mediazioni al ribasso hanno portato danni. L’unica cosa che non si farà – ha aggiunto – sarà una mediazione al ribasso. Mi sembra che il presidente del Consiglio non voglia farle e in quel caso avrà il sostegno di Ncd”.

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