Favorì una cosca della ‘ndrangheta: arrestato sindaco del Pd
I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 26 decreti di fermo, emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, a carico di appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco operativa a San Ferdinando, centro sulla costa tirrenica reggina. Le accuse, a vario titolo, sono: associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, danneggiamenti, intimidazioni. Sono state poste sotto sequestro anche alcune aziende tra le quali ristoranti, negozi e attività imprenditoriali. Il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, è tra le persone fermate, accusato di concorso esterno. Secondo quanto si è appreso, avrebbe favorito il rilascio di licenze e autorizzazioni per negozi nella disponibilità della cosca. Oltre al sindaco di San Ferdinando, che due anni fa aveva aderito al Pd, i carabinieri hanno sottoposto a fermo il vicesindaco Santo Celi, espressione di una lista civica, ed un consigliere comunale di minoranza, Giovanni Pantano, tra i fondatori del meet up del Movimento 5 Stelle di San Ferdinando. Madafferi è stato posto agli arresti domiciliari. L’indagine avrebbe consentito ai carabinieri di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine al presunto favoreggiamento verso le cosche da parte di alcuni amministratori locali, tra i quali Madafferi è il politico più in vista, anche loro raggiunti dal provvedimento restrittivo. Lo scorso anno i carabinieri avevano arrestato il comandante ed un agente della polizia municipale di San Ferdinando perché avrebbero agevolato la cosca Bellocco nell’intestazione fittizia di un bar.
All’inizio dell’anno Madafferi era stato uno dei più attivi nell’opporsi alla decisione del governo di utilizzare il porto di Gioia Tauro come scalo per il trasbordo delle armi chimiche della Siria. Arrivò persino a minacciare di emettere un’ordinanza per chiudere lo scalo, visto che San Ferdinando condivide con Gioia Tauro e Rosarno la territorialità del porto ed è, in linea d’aria, il più vicino all’area che è stata teatro del trasbordo. Insieme agli altri sindaci organizzò, nel proprio Comune, anche una manifestazione per dire no a decisioni imposte dall’alto. Posizione battagliera che ha mantenuto anche nei mesi successivi pur accettando, alla fine, la decisione governativa.