Solita sceneggiata: il Pd manda avanti la Serracchiani per ricucire con la Cgil

12 Set 2014 20:47 - di Redazione

Il compito è toccato a Debora Serracchiani: provare a riallacciare i rapporti tra il Pd e la Cgil. La vicesegretaria del partito ha accolto a Trieste il segretario generale Susanna Camusso, in città per un convegno del sindacato, e ha tentato di ricucire, anche perché, dopo gli scontri sulla pubblica amministrazione e sulla scuola, nell’orizzonte immediato si presenta il nodo della riforma del lavoro. A Trieste, la prima donna del Pd e la prima donna della Cgil si sono scambiate parole e sorrisi. A convegno iniziato, la Serracchiani si è accomodata in prima fila: ha ascoltato la relazione, tenendo il telefono è sempre in mano ma senza mostrare cedimenti di attenzione. In un’aula piena di iscritti Cgil hanno parlato prima accademici e sindacalisti, poi il microfono è passato alla leader Camusso. La presenza prolungata di Serracchiani si è fatta notare. La vicesegretaria del Pd, infatti, non si è limitata a rimanere il tempo del suo intervento e quello della “padrona di casa”: complessivamente si è fermata per quattro ore. Servivano segnali chiari, in un contesto politico in cui le distanze tra Cgil e governo appaiono notevoli. Anche al convegno triestino Camusso non ha perso occasione per ribadire il fastidio nei confronti dell’atteggiamento del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Mentre Serracchiani ha chiarito alla platea che la concertazione non è più l’unica via. «Sono cambiati il luogo, il tempo e il modo del confronto», ha detto. Eppure si è trattato di un tentativo di dialogo, perché un premier Pd, anche uno con velleità dirigiste come Renzi, non può fare a meno di parlare con la Cgil. La partita principale è la riforma del lavoro. La Cgil giudica con favore i nuovi contratti di solidarietà, ma ribadisce che se il testo rimane una legge delega «è senza spesa e risorse». Il percorso dunque è lungo, con buona pace degli sforzi di presenza e attenzione della Serracchiani, che ha tentato di riportare la Cgil a diventare un interlocutore. La premessa è stata che «il governo sta facendo un buon lavoro», ma «comunque ha bisogno di confrontarsi». L’affondo, invece, si è consumato su un richiamo alla responsabilità del sindacato. «Credo che la Cgil, come gli altri sindacati, dimostrerà di essere all’altezza di questa sfida», è stato il tentativo della vicesegretaria democratica di blandire la leader sindacale, alla quale ora passa la palla. La Camusso, per adesso, non cede. Come da copione.

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