E ora il pentito Spatuzza passa all’incasso: sì, è vero, ho compiuto 40 omicidi, ma chiedo perdono…

30 Set 2014 17:35 - di Redazione

Prima o poi doveva accadere. Dopo 6 anni che accusa a destra e a manca ora il pentito Gaspare Spatuzza passa all’incasso. E lo fa coprendosi il capo di cenere: sì, è vero, «sono responsabile di una quarantina di omicidi, chiedo perdono alla città, alle vittime e ai loro familiari».
In collegamento video dal carcere nel corso dell’udienza a Milano del processo a carico di Marcello Tutino, il presunto basista della strage di via Palestro compiuta da Cosa Nostra il 27 luglio 1993, Spatuzza, “U Tignusu”, l’uomo che ha rapito il piccolo Di Matteo, tenuto prigioniero per due anni e poi sciolto nell’acido, l’uomo che ha provocato, fra l’altro, la morte di altri due bambine, le sorelline Nencioni, oltre ad un’altra serie impressionante di omicidi di inusitata ferocia, fa il mea culpa.
«Abbiamo fatto cose orribili – si genuflette Spatuzza, citato come teste dal pm milanese Paolo Storari – accusare Marcello Tutino è doloroso ma per me è un onore essere qui a testimoniare, anche per giustizia nei confronti dei familiari delle vittime».
«Ho deciso di collaborare per fare giustizia, e ora quando vado a letto – giura il killer di Cosa Nostra rispondendo a una domanda del giudice Guido Piffer, presidente della prima Corte d’Assise di Milano, sui motivi della sua decisione di diventare collaboratore di giustizia – mi sento onesto e in pace perché tutto quello che posso fare per la legge lo sto facendo, poi mi metto nelle mani di Dio».
«Ho partecipato a cose mostruose e ho avuto un’esperienza terribile – rincara la dose il rapitore del piccolo Di Matteo -, abbiamo venduto l’anima a Satana. Ora mi sto liberando del male che portavo dentro – ha detto – iniziando un percorso sofferto di ravvedimento e prendendo le distanze da tutto quello che rappresentava per me l’ambiente nel quale ho sempre vissuto».
Spatuzza ha raccontato che dal 2008, quando ha deciso di pentirsi, «sono iniziati anni più sofferti» rispetto a quelli della detenzione con il regime del 41 bis.
Il pentito ha spiegato quindi che continuerà sempre a «chiedere perdono» per le vittime delle stragi di mafia tra cui «due piccoli angeli», le sorelline Nencioni, morte nella strage di via dei Georgofili a Firenze.

 

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