Verona non vuole i 99 Posse: stop a chi canta “I secchi di lota votano Msi” e “luridi fascisti”

23 Ago 2014 16:58 - di Girolamo Fragalà

Le loro parole sono furbette: «A quanto pare a Verona se sei comunista e napoletano non puoi suonare». Furbette perché vogliono far intendere che loro, i 99 Posse, potrebbero non esibirsi al concerto del 4 settembre per il “Vbran festival” perché patrocinato dal Comune della città guidata dal sindaco Flavio Tosi. Quindi una città leghista, ergo razzista nei confronti dei napoletani. Non è così e loro lo sanno bene, perché nessuno ha mai detto una cosa del genere. Le perplessità sono ben altre e riguardano quello che la band tutta falce e martello canta, i loro testi, i loro messaggi. Ma i 99 Posse cercano di buttarla lì: «A Verona se sei fascista diventi presidente di una municipalizzata».  Il riferimento è ad Andrea Miglioranzi, in passato del Msi e ora presidente di Amia. Fabio Venturi, considerato uomo molto vicino a Tosi, è stato netto nella sua dichiarazione al Corriere Veneto: «Quando ero in Provincia ho sempre sponsorizzato questo bellissimo Festival. Ma proprio per quello che i 99 Posse rappresentano, ho detto agli organizzatori che il loro nome andava comunicato e condiviso prima, con chi dava il patrocinio: non mi sembra il caso di contrapporre due mondi politici in questo momento e probabilmente la scelta migliore sarebbe annullare la data». Del resto, i testi dei 99 Posse – inni dei centri sociali e delle frange dell’estrema sinistra – sono considerati negativi anche dai “democratici”, che ne hanno spesso preso le distanze. Ecco qualche frase dei loro brani: «C’ho un rigurgito antifascista se vedo un punto nero sparo a vista», che ricorda tanto lo slogan degli anni di piombo “Uccidere un fascista non è reato”. E ancora: «Sono merda secca al sole luridi fascisti». Per poi attaccare chi votava per il Movimento sociale: «’E sicchie ‘e lota votano Msi» (“i secchi di merda votano Msi”). E sempre in tema di “pacificazione”: «Stai a sentire verme schifoso, tu non mi campi a lungo, ti mando a riposo». Di sicuro non sono di insegnamento. Né sono destinati a finire nei libri di storia. Qualcuno dovrebbe spiegargli che essere alternativi e controcorrente non significa lanciare quel tipo di messaggi. Messaggi di una violenza verbale senza precedenti. Ed è per questo che a Verona hanno perplessità. Non certo perché sono napoletani.

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