Spiagge deserte e bagnini con la felpa: i gestori dei lidi fanno i conti con l’estate anomala

1 Ago 2014 17:50 - di Redazione

Da Nord a Sud, bagnini e gestori degli stabilimenti balneari affrontano la fuga dai lidi tra rassegnazione e disappunto. Un ragazzo di 16 anni che gioca a pallone con un bambino di 4 perché sono soli in spiaggia, un bagnino con giacca e pantaloni, un chioschetto che in una mattinata serve un solo caffè, un gestore di stabilimento che passa la giornata a riparare i danni della pioggia piuttosto che ad accogliere i bagnanti. Sono alcune delle scene quotidiane di questi due ultimi mesi su moltissime delle spiagge italiane tormentate dalla crisi ma anche da pioggia, vento e mareggiate. Nelle Marche, 145 km di spiaggia con 18 bandiere blu, il maltempo è stato implacabile. ”La cosa più pesante – racconta Enzo Monachesi, architetto che 20 anni fa ha scelto per passione di diventare un imprenditore balneare allo stabilimento Il piccolo lido di Senigallia – è stato il rimbombo del silenzio. Nessuna risata di bambini, nessun rumore di racchettoni, nessuno canto dei ragazzi più grandi, nessun chiacchierio delle signore: per uno stabilimento è terribile. A Senigallia abbiamo avuto l’alluvione a inizio maggio, ci siamo risollevati con orgoglio in tempo per l’estate ma pioggia e freddo non ci hanno dato tregua. Su 9 settimane ne abbiamo lavorate neanche 3. Con i miei colleghi diciamo scherzando che non siamo disoccupati ma ”diversamente occupati”: a pulire e a sistemare dopo pioggia e mareggiate invece che a fare il nostro lavoro. E le spese fisse sono enormi: a Senigallia solo il sistema dei bagnini costa 600 mila euro e erano sulla spiaggia fermi sotto la pioggia. Per non parlare delle spese per i rifiuti, comunque altissime anche se nello stabilimento non c’era nessuno”.

In Liguria hanno patito tanto il freddo da pensare quasi a riscaldare gli ombrelloni con le stufe a fungo che si usano nei ristoranti all’aperto d’inverno. Lo racconta scherzando Enrico Schiappapietra dei Bagni Olimpia di Savona, che lavora in spiaggia da quando era ragazzo: ”Ricordo burrasche, mareggiate, temporali ma quest’anno l’estate non è nemmeno cominciata. Con 100 ombrelloni passo le giornate contando i clienti sulle dita di una mano. Abbiamo lavorato due mezzi week end a luglio e 5/6 giorni a giugno. Ho i bagnini con le felpe e i pantaloni e mi sento tanto come una stazione sciistiche senza la neve. La cosa più impressionante? Gli anni scorsi i clienti si litigavano la prima fila per stare vicino al fresco del mare, quest’anno i pochi che vedo chiedono solo l’ultima…”.

La situazione è dura anche in Campania. ”Non abbiamo memoria di una tragedia come quella di quest’estate ma per noi il maltempo è stato solo il colpo di grazia in una situazione già insostenibile” spiega Marcello Giocondo, del Lido Cristall di Pescopagano a Castelvolturno. ”I 50 km del litorale Domizio combattono ormai da anni su tanti fronti diversi: alle spalle dei nostri stabilimenti non abbiamo grandi alberghi ma solo prime o seconde case abbandonate e occupate abusivamente dagli immigrati. I nostri clienti non sono stranieri ma solo famiglie locali tartassate dalla crisi. Abbiamo scontato 30 anni di divieto di balneazione, ora per fortuna rimosso, per i veleni scaricati in mare illegalmente. Siamo presidiati da polizia, carabinieri ed esercito per le ben note vicende di camorra. Insomma lavorare qui e non chiudere è uno sforzo quasi eroico. E’ possibile che dobbiamo pagare le stesse concessioni di Forte dei Marmi?”.

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