Morto in Nigeria il medico che curò il primo contagiato dal virus ebola. Un caso sospetto in California

20 Ago 2014 14:57 - di Redazione

È morto il medico che aveva curato la prima persona contagiata dal virus ebola in Nigeria, portando così a 5 il numero dei morti per la febbre emorragica nel più popoloso Paese africano. Lo ha reso noto il ministro della Salute nigeriano Onyebuchi Chukwu. Il 25 luglio la prima vittima: Patrick Sawyer, 40 anni, funzionario del ministero delle Finanze della Liberia, moriva in un ospedale di Lagos cinque giorni dopo essere arrivato nella città portuale nigeriana con un aereo proveniente da Monrovia. Altre tre persone che avevano avuto contatti con Sawyer erano decedute giorni dopo sempre a causa del virus, tra cui un responsabile della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. «Con quest’ultimo decesso il totale dei morti legati al virus ebola è salito a 5» in Nigeria, ha aggiunto il ministro Chukwu. Intanto la presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha decretato il coprifuoco notturno e la messa in quarantena in due quartieri, uno dei quali nella capitale Monrovia, per arginare l’epidemia del virus ebola. «A partire da mercoledì 20 agosto ci sarà il coprifuoco dalle 21 alle 6» (dalle 23 alle 8 ora italiana), ha annunciato la Sirleaf in un discorso radiotelevisivo. Inoltre la presidente liberiana ha anche ordinato «la chiusura di tutti i centri ricreativi e i video-club dalle 18». La quarantena riguarda il sobborgo di West Point a Monrovia ed un quartiere di Kakata, a sud della capitale. L’epidemia d’ebola, la più grave dall’apparizione della febbre emorragica nel 1976, ha fatto finora almeno 1.230 morti su 2.240 casi, secondo l’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms). Si apprende poi che un paziente di un ospedale di Sacramento, in California, è stato improvvisamente posto in isolamento perché potrebbe essere stato esposto al virus dell’ebola. Lo riferiscono i media americani. L’ospedale ha rilasciato un comunicato in cui conferma che il paziente è ricoverato al South Sacramento Medical Center e che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta sta esaminando i campioni di sangue. «Anche se non è stato confermato che si tratta di ebola, stiamo adottando le precauzioni previste per la protezione dei pazienti, dei medici e dello staff. E questo include mettere il paziente in isolamento», si legge nel comunicato. La psicosi contagia anche l’Asia: il Vietnam e la Birmania stanno effettuando dei test su tre pazienti – due nigeriani ed un birmano – per verificare se hanno contratto il virus. Lo hanno annunciato le autorità sanitarie. I due nigeriani, arrivati lunedì in Vietnam dal Qatar, sono stati messi in isolamento nell’ospedale delle malattie tropicali a Ho Chi Minh City, mentre in Birmania, un uomo di 22 anni proveniente dalla Guinea, è stato ricoverato dopo essere arrivato all’aeroporto di Rangoon. Una buona notizia: a Berlino è rientrato l’allarme ebola scattato quando una donna africana si era sentita male in un centro per l’impiego tedesco facendo scattare le relative misure di sicurezza, compresa una quarantena di alcune ore per oltre 600 persone che si trovavano nell’edificio. I medici della clinica Charité che hanno visitato la paziente sono certi che la donna abbia un’influenza intestinale. A scongiurare l’ipotesi ebola anche il fatto che la trentenne in possesso di passaporto tedesco la settimana precedente era sì tornata da un viaggio in Nigeria, ma non era stata in zone dove l’epidemia – che ha già fatto oltre 1.200 vittime in quattro Stati – è diffusa.

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