Marino fa lo “stalinista” e prende schiaffi pure da Grillo: l’ennesima figuraccia è sul Circo Massimo
Lo hanno concesso più volte alla Cgil, ad Antonello Venditti, alle squadre della Lazio e della Roma per le feste degli scudetti, per il concerto dei Genesis e quello dei Rolling Stones, alle manifestazioni della Coldiretti, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa e all’Esercito. Ci hanno ballato i gay al concertone di Lady Gaga per l’Euripide 2011, ci hanno organizzato la festa per la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2006. Sabrina Ferilli ci ha fatto il suo spogliarello in mondovisione. Insomma, cani e porci. Ma Grillo no.
E così l’imbarazzante Ignazio Marino, il sindaco che nessuno ci invidia, riesce nel difficilissimo compito di far risultare il leader M5s perfino simpatico, costretto com’è a minacciare gli sfracelli perché il circo Barnum della politica e della burocrazia – che a Roma vanno a braccetto come da nessuna altra parte – fa melina sulla legittima richiesta dell’M5S di potersi riunire proprio lì, al Circo Massimo, per festeggiarsi.
Sembra facile, ma non lo è. I pregressi, elencati in minima parte appunto sopra, fanno ben sperare Grillo sull’accoglimento della proposta. Che, invece, si trova il percorso sbarrato da una raffica di “no, si, forse”. E’ la solita storia, indecente, dei luoghi pubblici omaggiati agli amici per farci gli affari loro ma negati ai nemici. Sia pure nemici politici.
Fatto sta che Grillo, che al Circo Massimo aveva immaginato di farci la Festa nazionale del suo movimento, batte i pugni sul tavolo. E con la solita diplomazia che lo contraddistingue avverte che non è disposto ad assecondare i tentennamenti di Re travicello: « Noi Italia 5S la faremo. Con il permesso del Comune così come l’avevamo pensata al Circo Massimo o senza permesso, in una pacifica adunata di liberi cittadini. Pacifica ma un po’ incazzata. Perché noi siamo gandhiani ma non coglioni», scrive in un post pubblicato nel suo blog in cui denuncia come, finora, né il Comune di Roma né il Mibac abbiano concesso il permesso richiesto.
Nel suo post in cui annuncia «Italia a 5 S5, una tre giorni insieme di incontri tra i duemila eletti del M5S in tutta Italia e in Europa e cittadini e simpatizzanti, dal 10 al 12 ottobre. Un evento ambizioso, che non sarà né il primo né l’ultimo nella nostra storia. D’altronde siamo abituati a gettare il cuore oltre l’ostacolo e quindi abbiamo iniziato per tempo, il 1 luglio, la trafila dei permessi al Circo Massimo a Roma», Grillo ripercorre la lunga e complessa vicenda dei permessi che non arrivano ficcando un dito nell’occhio al tentennante primo cittadino della Capitale.
«Peccato che tra il dire ed il fare ci siano di mezzo il Comune di Roma ed il Ministero per i Beni e Attività Culturali, nelle persone del “Direttore della Promozione, Pianificazione strategica e Coordinamento attuativo di Progetti speciali, per lo sviluppo e la valorizzazione della città di Roma e delle sue risorse”, il camaleontico Maurizio Pucci, e nella persona dell’Architetto Federica Galloni, Responsabile della Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, la donna la cui firma tutto può», si legge nel post incazzosissimo di Grillo che poi accusa: «il Comune di Roma ed il Mibac, che negli anni hanno autorizzato al Circo Massimo un po’ di tutto nonostante il parere contrario della Soprintendenza Speciale per i beni archeologici, ci ha inviato il 31 luglio una secca risposta: la manifestazione è troppo importante, l’allestimento troppo grande per questa area. Se volete, Italia 5 Stelle la fate altrove, forse».
Il Movimento, scrive Grillo che correda il post con una serie di manifestazioni tenutesi proprio al Circo Massimo, ha però insistito. «Abbiamo creato il panico in Comune e siamo stati celermente ricevuti e rassicurati che con qualche piccola modifica (che ci abbiamo prontamente apportato) ci avrebbero rilasciato il permesso per l’area», racconta Grillo secondo il quale, ora «è passato un altro mese e la risposta definitiva ci viene posticipata giorno per giorno. Adesso la prossima data indicateci è lunedì 1 settembre».
Il post, evidentemente, qualche testa l’ha fatta rotolare se, a stretto giro di posta, il Comune risponde con una nota cauta ma conciliante: «Per organizzare manifestazioni in aree sottoposte a vincoli archeologici, come il Circo Massimo, è necessario il parere vincolante di un tavolo tecnico, a cui spetta il compito di decidere se l’evento per cui è stata avanzata la richiesta sia compatibile con le caratteristiche del sito scelto. Al tavolo siedono: la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, la sovrintendenza capitolina, il I municipio e il gabinetto del sindaco», spiegano dal Campidoglio.
«In assenza di un parere positivo del tavolo tecnico, nessuna delle parti coinvolte può procedere autonomamente al rilascio dell’autorizzazione per ogni sorta di evento, pena la denuncia all’autorità giudiziaria – continua in una nota -. Nel caso della manifestazione richiesta dal Movimento 5 Stelle, si rileva come dopo il primo diniego del tavolo tecnico, fondato sulla estensione ma soprattutto sulla durata dell’evento al Circo Massimo, si sia svolta una riunione tra esponenti del movimento politico e l’amministrazione di Roma Capitale proprio per cercare di individuare un nuovo progetto, depositato lo scorso 20 agosto dal M5S, da sottoporre al tavolo tecnico come prevedono la legge e i regolamenti. In quella sede Roma Capitale – fa sapere la nota – si esprimerà positivamente rispetto alla richiesta avanzata».
«Sono certo e anzi sicuro che il Comune di Roma e il ministero dei Beni culturali attraverso le sue soprintendenze statali daranno rapidamente il loro nulla osta per l’occupazione e l’utilizzo dell’area del Circo Massimo da parte del Movimento 5 stelle», sostiene il senatore di Forza Italia, Francesco Giro, ex-sottosegretario ai Beni culturali. «In passato – ricorda Giro – questo permesso è stato sempre concesso sulla base di progetti compatibili con la natura dell’area e per ogni tipo di manifestazione pubblica. Se oggi fosse negato si tratterebbe di una palese discriminazione. A chi gioverebbe». Marino avvisato, mezzo salvato.