Libia a rischio guerra civile. Gasparri: colpa di chi volle eliminare Gheddafi

1 Ago 2014 16:06 - di Redazione

È salito a 214 morti e 981 feriti il bilancio delle vittime degli scontri nelle ultime settimane a Tripoli e Bengasi. Lo riferisce il ministero della Salute libico, citato dalla stampa locale, precisando che il bilancio è aggiornato al 30 luglio. In particolare a Tripoli sono morte 102 persone, 77 a Bengasi, 35 a Marj. Le stime del ministero si basano sui dati forniti dagli ospedali cittadini. La Libia è ormai dunque nel pieno di una guerra civile dalle conseguenze incalcolabili, come ha ammesso il ministro degli Esteri Federica Mogherini dopo le ultime allarmanti notizie sulla costituzione di un emirato islamico a Bengasi da parte dei miliziani jihadisti di Ansar al Sharia. Violenze che si riflettono anche sul piano politico, tra “le fazioni non islamiste che alle elezioni del 25 giugno per il nuovo parlamento hanno ottenuto circa il 50% dei 200 seggi, e gli islamici il 15%”.

E intanto continua la fuga in massa dal Paese. Alla frontiera tunisina di Ras Jedir si tornano a vedere – come nel 2011 – migliaia di persone (libici, ma anche egiziani) in fila per attraversarla, mentre traghetti e navi da guerra stanno portando via 200 greci e 13mila filippini, così come centinaia di cinesi sono partiti via mare verso Malta. L’ambasciata italiana è tra le pochissime rimaste aperte, insieme a quelle di Regno Unito, Malta, Romania e Ungheria. Quella della Spagna è senza personale diplomatico ma ancora aperta.

Il premier Matteo Renzi domani sarà al Cairo per discutere delle crisi libica e nell’intera regione. Dopo i trasferimenti protetti dei giorni scorsi, a oggi sono ancora 241 gli italiani presenti in Libia: 144 in Tripolitania, 64 in Cirenaica, 33 nel Fezzan, più 45 tra personale dell’ambasciata e istituzionale.

Dinanzi al precipitare della crisi libica Maurizio Gasparri, alla commissione difesa del Senato, ha accusato di idiozia “coloro che, volendo la guerra in Libia, hanno creato un’autentica catastrofe. Ora che a Bengasi si è insediato un califfato guidato da fanatici jihadisti coloro che vollero la guerra che solo Berlusconi cercò di scongiurare dovrebbero essere portati davanti a un tribunale internazionale”. ”Gheddafi – ha aggiunto il senatore di FI  – era un dittatore, ma siamo passati da un personaggio senescente, e ormai più folcloristico che pericoloso, a dei fondamentalisti a poche miglia di mare dalle coste italiane. I responsabili sono quelli che denunciammo da tempo: Sarkozy, Cameron e Obama con la complicità di chi, dal Quirinale, incoraggiò quella guerra sbagliata”.

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