Le strane fantasie di Luigi Chiatti, il “mostro di Foligno” che sta per tornare in libertà…
Luigi Chiatti, il killer di bambini indifesi arrestato nel 1993, è davvero il cattivo delle favole che divora i più piccoli. E come tutti i lupi, sembra aver perso il pelo, ma non il vizio, purtroppo. Così, proprio alle soglie della sua scarcerazione – il suo «fine pena» è fissato per il 19 ottobre 2015 – torna a far parlare di sé, riaccendendo i riflettori sul suo caso criminale e rinnovando il dolore dei poveri genitori del piccolo Simone Allegretti, di quattro anni, e del giovanissimo Lorenzo Paolucci, di 13, prima rapiti, e poi brutalmente uccisi dal “mostro di Foligno”. L’occasione è offerta dal settimane che Oggi che, in esclusiva, rivela le allucinazioni mentali del detenuto in procinto di tornare libero, messe nero su bianco in lettere indirizzate a un amico conosciuto in carcere.«Vedo un bambino di sei-sette anni»: comincia così una delle missive di Luigi Chiatti cui fa riferimento il settimanale. Il bambino – scrive il killer – «esce da un edificio sotto la pioggia, corre in pigiama leggero, la via che percorre mi dà la sensazione che sia quella dove c’è l’ingresso dell’ambulatorio di mio padre a Foligno, ad un certo punto lo vedo in un vicolo cieco di un centro storico di città, ha accanto a terra un enorme (quasi come lui) pezzo di pane spezzato e scavato dalla mollica, la punta di un filone di pane, lo mangia spezzando dei pezzi… c’è credo anche un altro bambino, lì si sente al sicuro». Chiatti – spiega Oggi in una nota – racconta all’amico i suoi sogni, come quello di «armeggiare di nascosto con un dito di mano intero distaccato, tagliato di netto. Non si vedono perdite di sangue… è come fosse irrorato di sangue. Mi diverto, lo prendo e lo attacco per pressione tra le dita». E ancora, nelle lettere – sempre secondo il periodico – compaiono «scarafaggi rossi», «conigli scuoiati, cotti, lessati, tagliati per lungo a metà, da fare a pezzi con le mani», ma anche insetti «da schiacciare», soprattutto i più piccoli, e «mucche da fare a pezzi con le forbicine della Chicco».
Un epistolario inquietante, da cui emerge un quadro tutt’altro che rassicurante. Un inquietudine rafforzata dall’imminenza della scadenza dei termini di detenzione: il giovane, infatti, sta scontando 30 anni di reclusione dopo che in appello gli venne riconosciuta la seminfermità di mente. Sentenza confermata in maniera definitiva dalla Cassazione il 4 marzo del 1997. Una volta scontata la condanna, cioè il 15 ottobre del prossimo anno, Chiatti sarà comunque sottoposto ad una misura di sicurezza che prevede un eventuale ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziale, se dovesse essere riconosciuto ancora socialmente pericoloso. In quella circostanza, allora, forse queste lettere potrebbero essere prese in considerazione e fare la differenza…