Il governo si accorge (solo ora) che ci sono terroristi islamici in Italia pronti alla “guerra santa”
Se ne parla sin dai tempi della guerra di Bosnia, del rischio del reclutamento jiahdista tra i giovani musulmani che vivono in Europa e in Italia, ma la questione era sempre stata sottovalutata. All’inizio della crisi siriana e poi di quella irachena, migliaia di giovani erano partiti dall’Europa per andare.Ora il governo italiano se ne sta accorgendo. Sul rischio terrorismo in Italia «l’allerta è massima. Come centro della cristianità siano sempre stati un obiettivo dei filoni jihadisti. Abbiamo tuttavia una strategia di contrasto a livello europeo e globale». Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, a proposito dell’allerta sul terrorimo islamico in Italia. Quanto al nesso tra immigrazione e terrorismo, «tecnicamente non si può creare questa simmetria. Ma chi può escludere delle singole infiltrazioni? Ecco perché la vigilanza deve essere alta sia sul tema dell’immigrazione, sia su quella del terrorismo». All’aeroporto di Fiumicino già da alcuni giorni, da quando cioè il dipartimento di Sicurezza del ministero degli Interni aveva diffuso un’allerta internazionale a tutti gli organi di Polizia che presidiano i punti sensibili del Paese, le misure di prevenzione nello scalo aereo della Capitale sono state ulteriormente intensificate. Accurate verifiche sia sulle persone che sui bagagli avevano infatti subito un’ulteriore stretta sia in occasione dell’esodo estivo, quando le aerostazioni risultavano affollate al massimo, sia adesso per il controesodo dalle vacanze. I controlli si estendono all’intera area aeroportuale anche con l’utilizzo di uomini in borghese e, all’interno dei terminal, con riprese video da parte di telecamere posizionate nei punti nevralgici dello scalo.
Ora è uscito un libro (Lorenzo Vidino, «Il jihadismo autoctono in Italia: nascita, sviluppo e dinamiche di radicalizzazione») in cui si parla degli jiahdisti europei che corrono a combattere per la guerra santa in Siria e in Iraq, così come negli anni Novanta correvano nei Balcani e qualcuno anche in Cecenia. Gli aspiranti terroristi già partiti sarebbero giovanissimi, figli di immigrati musulmani, mal inseriti nel nostro Paese, residenti principalmente nel nord, attirati dalla religione e verosimilmente dalla promessa di soldi tra le file dell’Isis. Dall’Italia ne sarebbero partiti qualche decina. Sono anni che i giovani estremisti musulmani partone per i fronti di guerra, soprattutto dal Maghreb, dove però la stessa Tunisia ha adottato misure draconiane per limitare le partenze, ma anche dall’Europa, a causa della presenza dei moltissimi immigrati musulmani. Straordinario è il caso di quel ragazzo genovese di cui in passato si sono occupate le cronache. La procura di Genova ha acquisito il diario di Giuliano Ibrahim Delnevo, il giovane genovese ucciso in Siria per la Jihad. Il diario è stato recuperato da Eva Guerrieri, madre del giovane genovese convertito alla guerra santa e ucciso mentre combatteva con i ribelli contro le milizie di Bashar el Assad. Lo scrive La Repubblica aggiungendo che la donna avrebbe recuperato il diario in Siria. Ibrahim Delnevo è indagato con un altro italiano e tre maghrebini dalla procura genovese per il reato di addestramento con finalità di terrorismo internazionale nell’ambito di un’indagine iniziata prima che Delnevo partisse per la Siria. La morte del giovane jihadista genovese non è mai stata accertata. Si apprende inoltre che è sparito anche da Facebook Anas El Abboubi, studente marocchino poco più che ventenne, da una quindicina residente con la famiglia a Vobarno in Valle Sabbia nel bresciano, arrestato nel giugno 2013 con l’accusa di terrorismo internazionale. Scarcerato dopo un paio di settimane, nel gennaio scorso si sono perse le sue tracce, anche se ha continuato a postare frasi come “Il mio datore di lavoro è la Jihad” con una sua foto con un kalashnikov in mano. Ora anche il suo profilo risulta cancellato. Oltre un anno fa il giovane, che fino a quel momento aveva frequentato regolarmente le scuole, era stato arrestato perchè sospettato di voler mettere in atto azioni terroristiche. Sul suo computer c’erano video in arabo e filmati che spiegavano come utilizzare le armi e come uccidere. «Aveva individuato obiettivi sensibili e lo abbiamo fermato poco prima che entrasse in azione», dissero gli inquirenti al momento dell’arresto. In effetti, nelle ricerche effettuate in internet, il giovane si era soffermato a studiare la stazione di Brescia, il cavalcavia Kennedy e piazza del Duomo. Terrorista per la Digos di Brescia, ma non per il tribunale del Riesame, che dopo 16 giorni di cella decise per la scarcerazione. «Perché non sussistono i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di reiterazione del reato», scrissero i giudici del Riesame. Pochi mesi dopo, a gennaio, si sono perse definitivamente le sue tracce. Secondo il padre è all’estero. «È in Siria» ha precisato più volte nei mesi scorsi il suo legale, l’avvocato Giovanni Brunelli. La conferma della partenza per Aleppo sul suo profilo Facebook prima che fosse definitivamente cancellato. Non solo in Italia però si reclutano tettoristi: la Spagna è considerata una piattaforma per il reclutamento e il trasferimento di terroristi in Siria, con decine di spagnoli che militano nelle fila dello Stato islamico: almeno una sessantina, secondo i rapporti del ministero degli interni citati da El Pais. A questi si sommano i numerosi marocchini con permesso di residenza spagnolo, che ingrossano l’esercito dello Stato islamico: oltre 1.200 secondo fonti di polizia di Rabat. Nell’ottobre 2013 «si è rilevato che venivano reclutate e inviate in Siria una media di 30 persone al mese fra uomini, donne e bambini», secondo le fonti ministeriali citate. Dalla penisola iberica sono passati un centinaio di miliziani dello Stato Islamico di varie nazionalità, in prevalenza francesi e marocchini. I principali territori di reclutamento, le enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla, Barcellona e Madrid, ma anche le città marocchine di Castillejos, Alhucemas, Tangeri, Nador o Tetuan, a un passo dalle frontiere iberiche, dove vivono molti magrebini con permesso di residenza spagnolo. Attualmente l’unico spagnolo ritornato dalla Siria è Abdeluahid Daduk Mohamed, 30 anni di Ceuta, sposato e padre di due figli, arrestato a Malaga nel gennaio scorso, al rientro dalla Turchia, dopo aver combattuto con lo Stato Islamico ed essere sfuggito a un’azione suicida che gli avevano proposto i capi della Jihad. Come si diceva, per quanto riguarda l’Italia, è chiaro che l’immigrazione selvaggia e incontrollata favorisce la presenza di terroristi sul nostro territorio, soprattutto se si concede liberamente la predicazione dell’odio tra i giovani musulmani: il 21 giugno del 2011 Adhan Bilal Bosnic tenne un sermone al centro islamico di Motta Baluffi (Cremona) e il 26 novembre dello stesso anno predicò alla moschea di Cremona. Non si sa che cosa abbia detto. La presenza dell’imam itinerante di origine bosniaca, ritenuto elemento di spicco dell’Isis, è certa in provincia di Cremona almeno in quelle due occasioni. Bosnic fu invitato dagli allora referenti dei luoghi di preghiera. Il religioso, ora aggregato alla frange estreme del fondamentalismo islamico, ha parlato anche a Pordenone e a Bergamo. Ci sono i video in internet (su Youtube pubblicati dall’utente Studio Islam Italia dal titolo “Adhan Bilal Bosnic Masjid Cremona Italia”), di entrambi gli interventi dell’imam itinerante, considerato dall’intelligence uno dei sostenitori bosniaci della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whabbiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell’Isis, organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Insieme con Nusret Imamovic, Bakir Halimi e Muhamed Fadil, è uno dei principali reclutatori di giovani musulmani balcanici che indottrina spingendoli alla guerra santa. Sempre in Internet, compaiono invocazioni di Bosnic alla distruzione dell’America e canti in cui inneggia alla guerra proponendo slogan come «con esplosivi sul nostro petto costruiamo la via verso il paradiso».