Gay e uteri in affitto, il deputato pd sotto accusa: «Hai speso 150mila dollari, i figli non si pagano»

7 Ago 2014 19:30 - di Gabriele Farro

Polemiche e scontro durissimo tra Pd ed ex-Pd, con l’aggiunta delle associazioni omosessuali. È finito per rilanciare il dibattito sul cosiddetto “utero in affitto” l’attacco di Mario Adinolfi, ex deputato che lasciò il Pd, lanciato nei giorni scorsi contro il senatore civatiano Sergio Lo Giudice, già presidente di Arcigay e “reo” di essere padre insieme a Michele Giarratano, sposato a Oslo. In un post su facebook, Adinolfi ha accusato Lo Giudice di aver speso «150mila dollari per dotare il compagno trentenne di un bimbo nuovo di zecca». Giarratano si è inalberato a vedersi «descritto come un toy-boy a cui il fidanzato più grande ha comprato un giocattolo», augurando via facebook «il peggio» all’ex deputato, che però ha replicato con un nuovo post: «I figli non si pagano», e «affittare l’utero di una donna che se lo vende è una pratica vergognosa, comprarsi il figlio che partorisce è una pratica vergognosa, privarlo per contratto del decisivo contatto con la mamma è una pratica vergognosa». Di tutt’altro avviso Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, che su gay.it ha invitato Adinolfi a conoscere «le donne che decidono di mettere il loro corpo e il loro cuore a disposizione per un progetto condiviso»: così «saprebbe che non ci sono persone che comprano bambini e donne che affittano il proprio corpo», è invece una «scelta». A suo tempo, lo stesso Lo Giudice spiegò: «Noi abbiamo conosciuto e frequentato a lungo la donna che ha tenuto in grembo Luca», la madre surrogata statunitense. C’è anche la solidarietà del capogruppo Sel in Comune a Bologna, Cathy La Torre, anche lei esponente Lgbt, postata su Twitter e sul profilo facebook del senatore Pd «per lo squallido attacco subito da Adinolfi, che ha offeso la loro paternità facendola passare come un capriccio di due bimbi viziati». Ma «la verità è che Sergio e Michele – scrive – sono due genitori eccezionali, generosi e attenti. Come tanti altri genitori omosessuali e non omosessuali».

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