Destra in lutto: è morto Franco Servello, protagonista della storia politica italiana
E’ scomparso a 93 anni uno dei padri storici della destra italiana, Franco Servello. Servello è stato un protagonista nel Movimento Sociale Italiano, parlamentare per ben 11 legislature, nonché dirigente della federazione di Milano, dove ha sempre vissuto, proprio negli anni terribili, gli anni di piombo e, più di recente, anche amministratore del Secolo d’Italia, l’organo del Msi prima e di Alleanza nazionale poi. Servello era nato nel 1921 nel Massachussets, negli Stati Uniti, ma la sua famiglia era di origine calabrese. Subito dopo la guerra tornò in Italia e nel febbraio del 1946 lo troviamo, giovanissimo, già direttore responsabile della rivista Meridiano d’Italia, fondata e diretta da Franco De Agazio, il quale però non la poteva dirigere perché sospeso dall’Ordine dei Giornalisti in quanto direttore di giornali della Repubblica Sociale. De Agazio (che era lo zio di Servello), come è noto, verrà poi barbaramente assassinato dai criminali della Volante Rossa a Milano nel marzo del 1947. In qualche modo, già allora, la strada di Servello era decisa. Si impegnò nel Msi diventando consigliere comunale a Milano dal 1951 al 1963. Nel 1958 fu eletto nel collegio di Milano-Pavia alla Camera dei deputati, venendo poi sempre riconfermato. Successivamente fece due legislature al Senato dove, nel 2002, fu nominato questore anziano di Palazzo Madama. Fece parte, tra gli altri numerosi incarichi, della commissione di Vigilanza sulla Rai, circostanza che gli diede l’occasione di conoscere Silvio Berlusconi (come lui stesso racconta in “60 anni in Fiamma”) e di contribuire a spezzare il liberticida monopolio dell’informazione Rai nel nostro Paese. Fu anche presidente del gruppo missino a Montecitorio. Non rinnegò mai le sue radici e le sue opinioni, e per questo, nell’agosto del 1974, la Camera concesse l’autorizzazione a procedere contro di lui e Franco Petronio per ricostituzione del disciolto partito fascista. L’anno successivo, il 1° ottobre, ebbe la grande soddisfazione di varare la prima radio libera di destra, Radio University, le cui antenne si trovavano proprio sul tetto di casa di Servello, che la dirigeva. Cosa che acuì la persecuzione contro il Msi in tutta Italia, ma soprattutto a Milano, dove il clima era irrespirabile per i cosiddetti “fascisti”, tanto che nel gennaio del 1977 i dirigenti missini di Milano, guidati dallo stesso Servello, presentarono al prefetto del capoluogo lombardo un voluminoso dossier sulla violenza e sull’eversione di sinistra in Lombardia, che ovviamente rimase senza seguito. In realtà, se le autorità ne avessero tenuto conto, si sarebbero potute evitare le pagine più buie del terrorismo in questo Paese. Ma si sa, a quei tempi, come dissero tutti gli esponenti del ridicolo “arco costituzionale”, la violenza veniva solo da destra, concetto ribadito dai vari ministri dell’Interno che si avvicendarono, in particolare da Taviani, ma non solo da lui. Insomma, Servello attraversò tutta la temperie politica e giudiziaria che in quegli anni colpì il Msi, poiché l’offensiva partì proprio da Milano, la cui procura volle a tutti i costi colpire il Msi e i suoi uomini, non solo i parlamentari ma anche e sopratutto i ragazzi. Il tentativo di criminalizzare la fiamma non riuscì, grazie al coraggio e alla determinazione di tutti i missini, ma i costi esistenziali per questa comunità furono altissimi. Franco Servello fu uno di quegli uomini che non si piegò a queste parti del sistema che spesso travalicarono il proprio ruolo istituzionale per conseguire obiettivi ideologici. E quello che salvò il Msi fu il fatto che di tutte le caratteristiche che contraddistinguevano i partiti del centrosinistra – clientelismo, corruzione, voti di scambio, etc. – non ne aveva neppure una. Concludiamo questo ricordo di Franco Servello con un episodio che lui stesso ha raccontato molte volte: quando, alla Camera, nel dicembre 1963, il deputato missino Filippo Anfuso si sentì male mentre esponeva le ragioni dell’opposizione missina, fu Servello che lo sostenne mentre quel grande galantuomo si scusava col presidente Moro per non essere in grado di completare l’intervento. Servello e il democristiano Alltiero Spinelli, che era medico, lo invitarono a stendersi, ma Anfuso rifiutò dicendo “non facciamo scene in questo luogo” e, sorretto da Servello, si fece accompagnare fuori dall’emiciclo dove morì. Era di questa tempra che erano fatti i missini.