Dalle secchiate d’acqua a quelle di sangue: campagna choc contro i crimini di guerra a Gaza e in Siria

26 Ago 2014 18:17 - di Redazione

L’orrore si aggiorna alle mode social del momento, declinando lo spirito propagandistico alla degenerazione bellica formato Internet, e trasformando il topic virale delle secchiate d’acqua gelata da auto-infliggersi a scopo benefico, in copiosi rivoli di sangue che colano addosso ai leader impegnati nelle più efferate guerre civili del momento. È questa l’ultima campagna lanciata con intento provocatorio e discutibile gusto pulp da attivisti siriani e palestinesi per denunciare i crimini in atto a Gaza e in Siria, additando come responsabili Nethanyahu e Assad, l’esercito israeliano e quello delle forze presidenziali siriane quanto i miliziani jihadisti dello Stato islamico. E nel calderone della Rete i social network diventano armi affilate in mano a untori virtuali in grado di diffondere il contagio virale dell’odio e dell’incitazione alla violenza.

Così, in nome di questa battaglia globalizzata che dalle trincee delle città in guerra è approdata sulla piattaforma globale della Rete, su numerosi account Facebook e Twitter sono apparsi negli ultimi giorni vignette, slogan e appelli che invitano a trasformare la Ice Bucket Challenge, di recente in voga in Occidente con il fine scientifico di sensibilizzare l’opinione pubblica contro la Sla, in una “Sfida di secchiate si sangue”, l’ultima perversione social mirata a «ricordare alle opinioni pubbliche mondiali chi sono gli assassini», recita lo slogan che etichetta la campagna: una causa evidentemente tutt’altro che umanitaria in nome della quale, una volta di più, la Rete viene strumentalmente messa al servizio di alfieri di una militanza cieca, incapace di delimitare i confini della pietas e della decenza. Di aderire a un codice deontologico militare che non prevede lo sbeffeggiamento tragicomico di una realtà che costa ogni giorni dolore, distruzione e morte, e tanto meno l’immolazione parossistica di vittime e carnefici sull’altare della risonanza mediatica.

E se già è penoso il carosello delle secchiate d’acqua versate a profusione, e indifferentemente, da stelle della politica, pop star in erba e inflazionati divi della tv, assai più indigesto risulta lo spettacolo trash finito nel tritacarne internetico del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del presidente siriano Assad imbrattati di sangue, ma beffardamente sorridenti…

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