Vola il debito pubblico dell’Italia: in termini assoluti solo la Germania batte il Belpaese
Nuovo campanello d’allarme per l’andamento dei conti pubblici italiani. Nei primi tre mesi di quest’anno il rapporto tra debito pubblico e Pil è salito al 135,6%, un livello superiore non solo a quello stimato per l’intero anno dal governo nel Def dello scorso aprile (il 134,9%) ma anche a quello più pessimistico indicato nella previsione formulata dalla Commissione europea per il 2014 a inizio maggio (il 135,2%). A scattare questa fotografia della dinamica di una delle voci più “pesanti” dei conti pubblici nazionali è stato Eurostat, l’istituto di statistica europeo a cui è ormai affidato il monitoraggio del rapporto debito-Pil dopo che il Trattato di Maastricht ha fissato al 60% la soglia massima che i Paesi dell’Eurozona non dovrebbero mai superare. Nei primi tre mesi di quest’anno, secondo Eurostat, questo indicatore ha registrato in Italia una crescita di tre punti percentuali sull’ultimo trimestre del 2013 (quando era al 132,6%) e di cinque punti sul primo trimestre dell’anno passato, quando il rapporto debito-Pil si era attestato al 130,2%. Sono, come sempre quando si parla del primo trimestre dell’anno, dati indicativi in attesa del gettito fiscale, concentrato a metà e a fine anno. L’Italia ha comunque contribuito, insieme a Paesi quali Slovenia, Belgio e Portogallo, a far crescere anche il rapporto debito-Pil dell’Eurozona (passato dal 92,7% dell’ultimo trimestre 2013 al 93,9%) dopo le flessioni registrate per due trimestri consecutivi. A completare il quadro ci sono poi i dati sull’ammontare dell’esposizione debitoria in termini assoluti. Con i suoi 2.120 miliardi l’Italia rappresentava alla fine dello scorso marzo una fetta del debito totale dell’Eurozona (9.055 miliardi di euro) seconda solo a quella della Germania (2.139 miliardi, pari al 77,3% del Pil tedesco) a cui si sta però pericolosamente avvicinando. Come indicano i numeri di Eurostat. In base ai quali mentre il debito di Berlino sta seguendo una dinamica discendente (è passato dai 2.149 miliardi del periodo gennaio-marzo 2013 ai 2.147 dell’ultimo trimestre dello scorso anno per ridursi ancora nei primi tre mesi 2014) quello italiano è salito parallelamente dai 2.036 miliardi di inizio 2013 ai 2.069 dell’ultimo trimestre dello scorso anno per poi toccare quota 2.120 dei primi tre mesi 2014.