Pd, Sel e Pdci in fila indiana al matrimonio gay di Ravenna: tutto fa spettacolo
I paladini dei matrimoni gay finiscono per ridicolizzare anche le “cerimonie”. E il tutto diventa solo un modo per mettersi in mostra, far parlare di sé, finire sui giornali e magari guadagnare punti nella scalata al proprio partito. E al Comune di Ravenna – della cui azione amministrativa si hanno poche tracce, quasi invisibili – l’argomento del giorno sono le nozze tra due donne, la giornalista Carla Baroncelli e la dipendente comunale Barbara Domenichini. Nel Municipio della città romagnola erano tutti presenti al momento del fatidico “sì”. C’erano il sindaco Fabrizio Matteucci (Pd) e due aassessori, una vendoliana e una del Pdci. Sinistra moderata e sinistra falce e martello uniti per lanciare il riso alle spose. Poi le polemiche, la sala è stata pagata? E quanto? Semplice: centocinquanta euro. A fornire la cifra al Consiglio comunale è stato stato lo stesso primo cittadino, che ha poi risposto ad alcuni quesiti avanzati dall’opposizione sull’onda delle polemiche sollevate sia dalle opposizioni che dal Pri. In particolare Forza Italia chiedeva chiarimenti rispetto ai costi della cerimonia, tanto che nei giorni scorsi il capogruppo consiliare Alberto Ancarani ha fatto partire un esposto alla Corte dei Conti. “Le signore – ha spiegato il sindaco – hanno già versato al Comune la somma di 150 euro per l’uso della sala. Atto non dovuto che io apprezzo”. Il consiglio comunale ha inoltre rappresentato l’occasione per un consigliere comunale di Forza Italia, l’imprenditore Maurizio Bucci, di rispondere all’Arcigay che nei giorni scorsi aveva lanciato un boicottaggio nei suoi confronti, proponendo a soci e simpatizzanti di non entrare più nei suoi locali finché il forzista non si fosse scusato della richiesta di chiarimenti inoltrata al sindaco in merito al caso. “Non devo scusarmi di nulla – ha detto Bucci in aula -. Ho espresso un’opinione nel ruolo di consigliere. Mi chiedo però come mai l’Arcigay colpisca gli imprenditori e non chieda al Pri di uscire dalla giunta”. Il riferimento è alla critiche dei repubblicani, che a Ravenna sono nella maggioranza, nei confronti del sindaco riguardo la sua scelta di partecipare alla cerimonia. Sui matrimoni gay è vietato criticare e chiedere chiarimenti, pena boicottaggio. E le cerimonie diventano l’occasione per i vertici politici di sinistra di farsi fotografare. Tutto fa spettacolo.