Obama nella riserva di Toro Seduto: abbiamo fatto poco per le tribù indiane
Basta ingannare e prendere in giro i nativi americani. Bisogna fare molto di più per aiutarli e permettere loro di continuare a vivere nelle terre dei loro padri. Barack Obama parla davanti ai rappresentanti di decine di tribù venuti da tutti gli Stati Uniti e dal Canada per ascoltarlo. E parla da Cannon Ball, in North Dakota, all’interno della Standing Rock Indian Reservation, la riserva indiana dei Sioux, quella del leggendario capo Sitting Bull, Toro Seduto. E’ la prima volta che da presidente incontra ai massimi vertici la nazione indiana. Una visita storica, la definiscono i media Usa. Anche se è il quarto inquilino della Casa Bianca a farlo: prima di lui Calvin Coolidge, Franklin Delano Roosevelt e Bill Clinton nel 1999. Obama, in realtà, aveva già incontrato i capi tribù nel 2008, quando era candidato alla presidenza. E non si può dire che le promesse di allora siano state mantenute. Lo ammette lo stesso presidente, che parla di “carte truccate” contro la nazione indiana, per la quale Washington non ha fatto mai abbastanza. E il presidente, accompagnato dalla first lady Michelle, se ne accorge incontrando privatamente – prima della coloratissima cerimonia pubblica, fatta di danze e costumi tradizionali – i giovani Sioux e le loro famiglie. E toccando con mano le precarie condizioni di vita in cui vivono oggi gli indiani d’America, spesso sconfortanti, con alcol e droga che la fanno da padroni tra i ragazzi delle riserve. Del resto i dati di gennaio del Bureau of Indian Affairs sono sconcertanti: il 63% dei nativi in età lavorativa che vivono a Standing Rock (in tutto poco più di 850 anime) è disoccupato. E la lotta per la casa, per le cure mediche e per l’istruzione è di tutti i giorni. Un fatto che Obama considera inaccettabile. «I giovani devono avere il diritto di vivere, lavorare e crescere una famiglia nella terra dei loro padri e delle loro madri», ha affermato, spiegando che, «se il governo fa la sua parte, si può spezzare questo ciclo negativo». Ecco allora l’impegno, ancora una volta, per più risorse e più investimenti per case, sanità e scuola, tra cui 70 milioni di dollari per migliorare le condizioni abitative dei nativi, anche sul fronte delle ristrutturazioni edilizie. Ma Obama assicura anche più soldi per rafforzare il sistema della giustizia nelle riserve indiane, sempre più piagate dalla microcriminalità. Il capo della nazione Sioux, David Archambault, indossando il tradizionale copricapo, lo ascolta e annuisce, ma lo sguardo resta severo. Tante erano le speranze rivolte verso il primo presidente afroamericano della storia, anche tra gli indiani d’America, come tra tutte le minoranze grandi e piccole che vivono negli Stati Uniti. E ora che la presidenza Obama volge al termine, non c’è molto entusiasmo verso le ennesime promesse. Chissà se Toro Seduto alla fine avrebbe applaudito.