Mineo come Fini? Il paragone è ardito, ma Renzi non deve minimizzare la ribellione

13 Giu 2014 14:20 - di Gloria Sabatini

Corradino Mineo come il Fini del “che fai mi cacci” rivolto al “satrapo” Berlusconi nel lontano 2009? L’ardita similitudine, messa nero su bianco da Maurizio Belpietro nell’editoriale dal titolo “Il premier ora rischia l’effetto Fini”, potrebbe avere qualche ragione di esistere fatte le dovute proporzioni tra l’ex leader di Alleanza nazionale e l’esponente del Pd che finora può contare “solo” su una dozzina di senatori pronti a seguirlo. È un brutta patata bollente per il Matteo dei miracoli che in fatto di equilibri interni ha ancora molto da imparare e si gigioneggia dietro i dodici milioni di voti, ottima performance, certo, ma non uno scudo per tutte le stagioni né un’arma per sedare le mini-rivolte interne. Delle opinioni di Mineo sulla riforma del Senato, diciamolo, non interessa granché né al partito né agli elettori, eppure l’ex direttore di Rai News in quota rossa (che non è certo Fini) ha tenuto sulle spine il premier al quale l’operazione sta fuggendo di mano. In ventiquattr’ore è diventato la vittima del dirigismo renziano e il manipolo dei suoi fan potrebbe crescere se l’ex sindaco di Firenze non la smetterà di comportarsi con i dissidenti come un Grillo qualunque. Per il direttore di Libero, che definisce la scelta del premier una «epurazione in piena regola», Renzi deve stare attento perché quello che sta accadendo nel suo partito ricorda ciò che accadde nel centrodestra qualche anno fa. L’esito della fuoriuscita di Fini dal Pdl e la nascita di Fli hanno avuto i risultati che tutti conoscono, di Mineo non si conosce ancora il futuro. Ma di sicuro il Nazareno farebbe bene a non mitizzare la portata dei malpancisti. «Se c’è l’intesa con Berlusconi non serve creare il caso Mineo, ma se l’intesa con Berlusconi non c’è più, non c’è più neanche la strategia di Renzi. Né sull’Italicum né sulle riforme», dice chiaro e tondo Pippo Civati in cerca di legittime rivincite sul monocolore renziano dentro al partito. «Sostituzione di Mineo? – si sfoga il senatore Pd Mucchetti – L’epurazione di Mineo! E c’è stata anche l’epurazione preventiva di Vannino Chiti». E che la ferita brucia lo si capisce dalla battuta del super-renziano neosindaco di Firenze: “Mineo chi”? risponde spavaldo Dario Nardella ai cronisti davanti a Palazzo Vecchio. Dal fronte del centrodestra parla Stefania Prestigiacomo: «Dietro la spaccatura del Pd e i 14 autosospesi si cela un’omertà vergognosa – dice l’ex ministro azzurro – Fosse stato Silvio Berlusconi a prendere un simile provvedimento nei confronti di un senatore, gran parte dei giornali in Italia avrebbero iniziato a parlare di epurazione, mentre a Renzi tutto è concesso».

 

 

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