«I genitori non sono padroni dei loro figli»: il monito della Cei, dopo le motivazioni della Consulta sull’eterologa

11 Giu 2014 12:28 - di Redazione

È davvero un diritto avere un figlio a tutti costi? All’indomani della pubblicazione delle motivazioni con cui la Corte costituzionale ha bocciato la Legge 40, aprendo alla fecondazione eterologa, è il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a ricordare che «nessuno di noi è padrone di nessuno e nemmeno i genitori sono padroni dei loro figli».

Per i giudici della Consulta, invece, «la determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile» riguarda «la sfera più intima e intangibile della persona umana» e quindi, a meno che non vulneri altri valori costituzionali, «non può che essere incoercibile». Nella sentenza scritta dal giudice Giuseppe Tesauro si legge anche che la scelta della coppia sterile di «diventare genitori e di formare una famiglia che abbia dei figli» è «espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi». È sulla base di questo presupposto, dunque, che la legge che vietava l’utilizzo di gameti esterni alla coppia, il 9 aprile scorso, è stata giudicata incostituzionale. Inoltre, secondo i giudici della Consulta, il complesso di norme che disciplina la materia è organico e i divieti e le sanzioni previsti per l’omologa, sono applicabili direttamente all’eterologa. La pubblicazione delle motivazioni ha così allontanato l’idea che debba servire un adeguamento normativo, questione che era stata una delle grandi preoccupazioni del legislatore dopo la sentenza di aprile. A questo punto, perché si possa accedere alla fecondazione eterologa, manca solo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che dovrebbe avvenire a giorni. La costituzionalista Marilisa D’Amico, che ha difeso presso la Corte il sì all’abolizione del divieto di eterologa, ha parlato di «sentenza ricca ed equilibrata». «La Consulta – ha sostenuto – si è comportata come un giudice coraggioso, che a differenza della politica afferma pienamente i diritti costituzionali e garantisce i diritti dei cittadini». Monsignor Galantino, invece, ha sottolineato l’esistenza di una «contraddizione» nel momento in cui si parla di «rispetto» e poi non si garantiscono «i più deboli». Per il segretario generale della Cei, si assiste a una «ideologizzazione senza limiti per la quale non si guarda alle ragioni del cuore». «Quello che secondo me si sta stravolgendo è il giusto rapporto tra gli esseri umani», ha proseguito il prelato, ribadendo che «c’è una eclatante contraddizione tra chi proclama libertà, rispetto, diritti e poi non riconosce con chiarezza i diritti proprio di quegli esseri che non hanno possibilità di esprimersi».

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