I consumatori: la Tasi? Sarà una stangata. La crisi colpisce soprattutto le famiglie più giovani
«La Tasi sarà una vera stangata per le famiglie. Innanzitutto per tutti poiché le detrazioni laddove applicate sono inferiori a quelle che si pagavano precedentemente con l’Imu». E’ quanto spiegano Adusbef e Federconsumatori, sottolineando che la nuova tassa «si attesterà nella media nazionale a 231 euro qualora sia fissata al 2,5 per mille». Inoltre, la Tasi dovrà essere pagata anche da 5 milioni di famiglie che prima, grazie alle detrazioni sulla prima casa e basse rendite catastali, non pagavano l’Imu. Le due associazioni spiegano che, delle 5 milioni di famiglie Imu esenti, la metà che beneficerà di una minima detrazione passerà da 0 euro a una media di 118 e l’altra metà senza detrazione da 0 euro a 183 euro. Infatti dai dati relativi ai primi 2.251 Comuni che hanno deliberato entro i termini definendo le aliquote per il pagamento dell’imposta sui servizi indivisibili, emerge che per la metà di essi non si applicheranno detrazioni o sconti, osservano Adusbef e Federconsumatori. «Una condotta scandalosa e inaccettabile quella delle amministrazioni comunali, che non sono state in grado di tutelare le fasce più deboli della popolazione definendo detrazioni adeguate», affermano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. «L’impatto di tale imposta sui bilanci familiari, soprattutto quelli dei nuclei più in difficoltà, sarà devastante», sottolineano sollecitando quindi il governo ad intervenire per rimettere mano alle detrazioni.
Secondo l’indagine 2014 sulle famiglie condotte da Nomisma, la crisi, che si protrae dal 2008, è stata avvertita in maniera più marcata dalle “famiglie giovani” e sono ancora evidenti, per i cittadini, «le difficoltà legate al risparmio». Secondo Nomisma, il 64,5% degli intervistati dall’istituto bolognese «ha risparmiato meno» dello scorso anno «o per niente». In base ai numeri messi in fila dal centro di ricerca, nel 2013 il potere d’acquisto pro capite delle famiglie è diminuito dell’1,3% sull’anno precedente, registrando una caduta complessiva rispetto ai valori pre-crisi del 2007 di quasi il 13%. «Questo calo – viene evidenziato – ha portato il reddito familiare disponibile reale per abitante ai livelli di fine anni Ottanta» e per provare «a ridurre l’impatto della contrazione del potere d’acquisto le famiglie hanno iniziato ad intaccare lo stock della ricchezza». Secondo l’indagine 2014 sulle famiglie – osserva Nomisma – «l’impatto della crisi è risultato molto differenziato per classi di età: la caduta dei redditi e degli standard di vita è stata avvertita dalle famiglie giovani più che da quelle anziane, relativamente più coperte dalla caduta dei redditi». Inoltre, «la graduale uscita dalla recessione nella seconda metà del 2013 ha portato a modificare i comportamenti dei consumatori». Nei confronti della rilevazione condotta nel 2013, quello che «si nota – precisa il “pensatoio” felsineo – è un miglioramento statisticamente significativo nei giudizi degli intervistati sulle prospettive di crescita del Paese e sulle condizioni finanziarie personali: anche se le valutazioni rimangono basse, sono in rialzo rispetto all’anno precedente. Dall’indagine emerge un clima di opinione in lento miglioramento, contrassegnato però da una persistente insicurezza lavorativa ed evidenti rimangono le difficoltà legate al risparmio». Quanto alla capacità di accantonare denaro rispetto all’anno precedente, «il 64,5% degli intervistati afferma che nel complesso o ha risparmiato di meno rispetto all’anno prima (30,1%) o non lo ha fatto per nulla (34,4%)». Lo scorso anno la quota di persone che aveva riferito di accantonare meno denaro era pari al 75,5%. Di fatto – chiosa Nomisma – l’indagine 2014, «seppure con qualche flebile segnale di miglioramento, conferma come non ci sia ancora un chiaro rientro delle difficoltà contestuali».