Dalle bacchettate sulle mani degli studenti ai pugni in faccia ai prof, così cambia la scuola italiana
Una volta c’era la santa bacchettata sulle mani con un righello. Un colpo secco e via. O un vocabolario sulla testa. Umiliante, più che doloroso. O un paio d’ore in ginocchio su una manciata di granoturco o di fagioli. Spesso con l’aggravante di essere derisi dai compagni di classe. Erano le punizioni che un’ottantina di anni fa toccavano quotidianamente agli studenti più “ingestibili”. Un colpo, quello sulle nocche, che racchiudeva in sé tanto la punizione quanto l’accreditamento dell’autorità dell’insegnante. E che era solo l’antipasto perché poi, una volta a casa, il resto della razione allo studente lo davano i genitori. Altri tempi. Poi è arrivato il buonismo. Il metodo Montessori. E sono iniziate a fioccare le sentenze per abuso di mezzi di correzione. Ottant’anni dopo ecco che un docente sequestra in classe un cellulare all’alunno che, nonostante i richiami, continua imperterrito a giocare. E l’alunno tira un pugno pieno volto al docente. È accaduto in una scuola media di Nuoro nei giorni scorsi. Protagonisti della vicenda un ragazzino del capoluogo barbaricino e la sua professoressa.
Lo studente stava smanettando con il suo smartphone in classe e neanche i ripetuti richiami dell’insegnante sono riusciti a farlo desistere: anzi ha continuato a giocare col telefonino e all’invito della docente di consegnare il cellulare ha riposto no. Ma quando la professoressa ha cercato di portarglielo via il telefonino è caduto a terra, un fatto che ha innervosito particolarmente il ragazzino che le ha dato un pugno sul viso. L’insegnante poco dopo è stata soccorsa dai colleghi e medicata nell’infermeria della scuola mentre per l’alunno, considerato “difficile”, perché avrebbe problemi socio-comportamentali, è scattato un provvedimento disciplinare con la sospensione estesa anche a tutta la classe.
Non è la prima volta che accade una cosa del genere a scuola. Nell’ottobre del 2008 un professore di disegno della prestigiosa scuola media Convitto Carlo Alberto di Novara, una delle scuole pubbliche più “in” della città, fu preso a pugni in faccia da uno studente sudamericano ripetente e “difficile” che violava quotidianamente qualsiasi regola e che si allontanava sempre alle lezioni per nulla intimorito dai richiami del professore. Che, appunto, aveva cercato di trattenerlo in aula prendendosi, per tutta risposta un pugno in faccia. «Quel pugno – disse, all’epoca, il docente – mi ha tramortito, lasciato di pietra. Un ko che ha annullato 37 anni della mia vita di insegnante. In pochi secondi mi è crollato il mondo addosso, perchè questo atto oltre a essere inammissibile ribalta ogni principio e valore. Lo zigomo mi duole, ma la ferita che ora mi porto dentro è molto più profonda».
Due anni dopo, nel 2010, un altro episodio identico, stavolta nelle Marche, in una scuola media di Castelferretti, in provincia di Ancona. Uno studente di 15 anni ripetete esonerato dallo svolgere l’ora di ginnastica. Nonostante tutto si presenta nella palestra della scuola media Montessorì di Castelferretti deciso comunque a giocare a pallone. E ai richiami del professore di ginnastica reagisce così: un pugno in pieno viso al docente di educazione fisica: 7 giorni di prognosi all’insegnante, una denuncia per lesioni allo studente.
Nel 2012 lo scenario è identico ma a Mortara, Comune del Pavese, e in una scuola elementare, addirittura. L’aggressore è un bambino della quinta elementare della scuola “Olivelli” che, indispettito per una nota ricevuta, sceglie di farsi giustizia da sé. Con un pugno in faccia all’insegnante.
Nel 2013 stessa vicenda nel Vibonese dove un insegnante si prende un pugno in pieno volto da uno studente. All’origine del gesto, assicurano i compagni di classe pronti perfino a una marcia di solidarietà con l’aggressore, un commento dell’insegnante colpito su una ragazza.