Camera, schiaffo al governo. Con sette voti di scarto approvata la norma sulla responsabilità civile dei magistrati
Schiaffo al governo su un tema caldissimo come la giustizia. L’aula della Camera ha infatti approvato a voto segreto, con 187 sì e 180 no, l’emendamento leghista alla legge Comunitaria che introduce la responsabilità civile dei magistrati. La Lega aveva chiesto il voto segreto sul suo emendamento, riferito all’articolo 26 della Comunitaria. I deputati di M5S si sono astenuti. Governo e commissione avevano espresso parere contrario. Sette voti di scarto hanno dato torto al governo e hanno introdotto con un emendamento una riforma che è stata il fiore all’occhiello del centrodestra ma che mai si era avuto il coraggio di perseguire.
In base al testo approvato, proposto dal leghista Gianluca Pini, “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue finzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale”. Ettore Rosato del Pd, alla richiesta di convocazione del comitato dei Nove da parte di FI, ha detto che “questo testo deve ancora passare al Senato dove verrà modificato”. “È importantissimo il voto sulla responsabilità civile magistrati – afferma Jole Santelli di Forza Italia – l’assemblea, a scrutinio segreto, espressione di libertà e protetto dalla Costituzione, ha ribaltato totalmente la volontà della maggioranza e del governo. Adesso prendano atto che la genuflessione e l’ipocrisia verso la corporazione dei magistrati non è nelle corde del Parlamento e dei cittadini italiani. Questa proposta è stata rivendicata da FI, M5s e dalla Lega che l’ha presentata”. Il riavvicinamento tra Lega di Salvini e Forza Italia non poteva avere benedizione più esemplare. “Ora – chiosa Stefania Prestigiacomo – speriamo che il Senato licenzi al più presto il provvedimento”.