Ultras, la verità sulla “trattativa” nella relazione degli “007” di Palazzi sul campo

8 Mag 2014 13:44 - di Redazione

Porta in calce la firma degli avvocati Giorgio Ricciardi, Paolo Mormando e Antonella Arpini, la Relazione della Procura federale della Figc che è ora nelle mani dei magistrati romani per capire se vi è stata trattativa o meno fra il capitano del Napoli, Marek Hamsik e il capo degli ultras dei Mastiffs, Gennaro De Tommaso, Genny ‘a carogna prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, sabato scorso.
Erano loro tre, incaricati da Palazzi del controllo gara sul match, che in quei lunghissimi minuti concitati e drammatici, si trovavano lì sotto la curva Nord dell’Olimpico, accanto ad Hamsink e a De Tommaso, mentre tutto lo stadio attendeva l’esito del colloquio fra il capitano della squadra partenopea e il capo tifoso. Non solo. Sugli spalti, ma in veste non ufficiale, c’erano anche altri due 007 di Palazzi che potrebbero aver udito nettamente le parole che si sono scambiati Hamsik e De Tommaso e potrebbero, anche loro, essere chiamati, nei prossimi giorni, dai magistrati romani a ricostruire lo scambio di battute per capire, in definitiva, se lo Stato si è piegato al ricatto di Genny ‘a carogna o meno.
La relazione scritta dai tre ripercorre lo svolgersi degli eventi citando anche il momento in cui, negli spogliatoi, fra le 20 e 15 e le 20 e 30, prima dell’inizio del match e del confronto fra Hamsik e De Tommaso, si incontrano i tre responsabili del controllo gara, Ricciardi, Mormando e Arpini e l’arbitro e si decide, in quel momento, che la partita verrà giocata comunque.
Dunque si era già deciso di giocare, durante la fase di preparazione, ben prima del colloquio fra Hamsik e De Tommaso.
Poco dopo avviene il colloquio incriminato, una sorta di “comunicazione” a Genny ‘a carogna per far sapere che il tifoso del Napoli ferito a colpi di pistola non era morto, come si andava sostenendo fra gli ultras in una sorta di tam tam sugli spalti. La “comunicazione” avviene per depotenziare il clima che si stava surriscaldando fra i più esagitati e che rischiava di esplodere con atti di violenza incontrollabili. Per questo si decide di far spiegare direttamente dal capitano del Napoli ai tifosi la verità sull’agguato a colpi di pistola avvenuto poco prima in via Tor di Quinto da parte dell’ultrà della Roma, Daniele De Santis, contro i supporter del Napoli che stavano transitando in quel momento sulla grande strada alberata che porta all’Olimpico e che passa accanto ad una delle caserme più grandi dell’Arma.
Lo scambio di parole fra Hamsik e Gennaro ‘a carogna, cristallizzate nel loro rapporto dai tre incaricati di Palazzi di seguire il controllo gara per conto della Procura Federale della Figc, racconta del capitano partenopeo che dice al capo ultrà: «con un tifoso morto non avremmo mai giocato, ma ci hanno assicurato che le cose non stanno così». Gennaro ‘a carogna sembra dubitare e, quindi, avverte Hamsik di non mentire. Il giocatore di rimando:  «Ci sto mettendo la faccia. Sì, c’è un ferito, ma non per un agguato tra tifoserie». A quel punto il capo dei Mastiffs alza il pollice verso la curva. Poi, rivolto al suo interlocutore: «Allora okay, ci metto la faccia anche io. Tanto tutti sappiamo chi siamo e dove siamo». Una frase, questa, che potrebbe suonare come un’intimidazione e, come tale, essere valutata dalla Procura romana. Ma che, comunque, non rappresenterebbe un elemento per sostenere che vi sia stata una trattativa.
E, d’altra parte, è la stessa ricostruzione che fa anche lo zio del tifoso ferito sollecitando Hamsik a rivelare cosa è veramente avvenuto sotto la curva e a dire «la verità»: «Non c’è stata trattativa tra forze dell’ordine ed ultrà del Napoli – sostiene lo zio di Ciro Esposito, Vincenzo – Chiedo ad Hamsik di spiegarlo. Girava voce che Ciro fosse arrivato morto in ospedale. Hamsik ha detto ai tifosi che non era morto, ma in fin di vita, e gli ultrà hanno risposto che non avrebbero fatto il tifo durante la gara e gli hanno chiesto di dire ai tifosi della Fiorentina di rispettare il loro dolore».
Intanto si definisce la posizione dello sparatore, l’ultrà della Roma, Daniele De Santis. Secondo il gip romano, Giacomo Ebner, che ha convalidato l’arresto in carcere, De Santis, mostra una «natura incontenibile e specialmente violenta» e «la comprovata incapacità a misurare la gravità delle proprie azioni». Riferendosi a De Santis il giudice scrive, inoltre, che presenta «un generale atteggiamento di sfida nei confronti dell’ordinamento e delle sue regole», un comportamento che fonda, nel giudice, «il convincimento che ogni altra misura, al di fuori della custodia cautelare in carcere, risulti inadeguata». Per il gip la misura cautelare in carcere è legata all’esigenza di evitare che «possano essere commessi reati dello stesso tipo di quello contestato» e per la «violenza della condotta, la futilità dei motivi dell’azione, l’assoluta mancanza di controllo e la totale incapacità di ponderazione della misura e del senso del pericolo per sé e per gli altri». Il giudice, infine, fa riferimento alla «manifesta tendenza» di De Santis a farsi «giustizia da sé e i gravi, reiterati e specifici precedenti penali e carichi pendenti».
Quanto all’azione vera e propria, il gip, citando la testimonianza di un testimone, un tifoso del Napoli, sottolinea che, «allo stato della documentazione in atti, si ritiene individuato in De Santis l’autore dei colpi d’arma da fuoco».
«Attendibile – scrive il gip Giacomo Ebner – appare la dichiarazione del testimone il quale riferiva di aver visto con certezza la scena e di essere sicuro che l’uomo che aveva sparato era lo stesso che veniva picchiato dai tifosi del Napoli e che veniva poi identificato in Daniele De Santis».
Lo stesso testimone parla inoltre di altre tre persone presenti sulla scena degli incidenti e che indossavano il casco. Dagli interrogatori di garanzia di ieri, ricorda il giudice, «è emerso che Ciro Esposito era accanto ad Alfonso Esposito quando quest’ultimo si è posto all’inseguimento di De Santis per regolare i conti», dopo che l’ex-ultrà della Roma aveva provocato i tifosi napoletani lanciando fumogeni contro i pullman che li stavano trasportando allo stadio.
Il drammatico pre-partita del match di sabato scorso ha indotto ora il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, a rivedere l’organizzazione del prossimo delicatissimo incontro Roma-Juve: la partita verrà anticipata, si farà di pomeriggio. Quanto all’orario, Pecoraro, ha detto di non saperlo ancora, dovrà prima confrontarsi con il questore.

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