Sull’emergenza sbarchi Frontex dà ragione all’Italia: nel 2014 +823% di arrivi rispetto al 2013

14 Mag 2014 13:47 - di Valeria Gelsi

Nei primi quattro mesi del 2014, in Italia, si è registrato l’823% di sbarchi in più rispetto al 2013. È un numero impressionante quello fornito da Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, che ha parlato di 25.650 arrivi in Sicilia e 660 in Puglia e Calabria.

Un bilancio che non tiene conto degli ultimi approdi e che andrebbe aggiornato quotidianamente, come dimostra il fatto che altri 295 immigrati sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia per essere sbarcati a Porto Empedocle. Un bilancio che non parla dei morti, anche al centro di un appello del Papa nel corso dell’udienza generale in Vaticano. «Preghiamo per le persone che in questi giorni hanno perso la vita nel Mare Mediterraneo. Si mettano al primo posto i diritti umani, preghiamo per questo, e si uniscano le forze per prevenire queste stragi vergognose», ha detto il Pontefice. A Frontex lo sanno che la situazione sta peggiorando e andrà peggiorando ulteriormente. «Lo scenario è di una tendenza in crescita, con l’avvicinarsi dei mesi estivi. Sappiamo anche che ci sono numerosi migranti sulle coste libiche che stanno cercando possibilità per partire», ha spiegato il vicedirettore dell’Agenzia Gil Arias Fernandez. La relazione di Frontex non fa che confermare l’allarme lanciato da Roma e, proprio in questi giorni, finito al centro di un duro scontro con Bruxelles sul tema delle responsabilità e dell’assenza delle istituzioni comunitarie di fronte a un dramma che non può essere considerato un problema nazionale. A rendere il rapporto un vero e proprio atto d’accusa, però, è un’altra rivelazione fatta da Arias: «Il budget di Frontex per il 2014 è più basso di quello per il 2013. Per far fronte a eventuali emergenze, con la discussione del budget 2015, a marzo di quest’anno, avevamo chiesto la possibilità di avere una riserva di denaro extra budget, ma la Commissione Ue ce l’ha negata». Di fatto, si tratta di una dichiarazione di quanto scarsa sia la volontà politica di Bruxelles di fronte alla questione del controllo delle frontiere. D’altra parte, a dirla lunga in questo senso, è la stessa agenzia. Un paradosso, visto che la sua sede è nel cuore protetto dell’Europa, in quella Varsavia lontanissima da qualsiasi frontiera e, ancora di più, da qualsiasi frontiera possa rappresentare un approdo per quella massa enorme di disperati che spinge dalle coste sud del Mediterraneo. «Il 23 ottobre scorso, in occasione dell’ennesima tragedia al largo di Lampedusa, il Parlamento europeo votò una risoluzione in cui si chiedeva la creazione di una base operativa di Frontex nel Mediterraneo, visto che l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere ha sede a Varsavia, a 3000 km da Lampedusa, lontanissima dunque dall’epicentro del problema», ha ricordato la vicepresidente del Parlamento europeo, Roberta Angelilli, aggiungendo che «sono anni che insistiamo sul partenariato con i Paesi di origine per disincentivare le partenze dei “barconi” e la tratta degli esseri umani, con scarsissimi risultati». Invece, ad oggi, si continuano solo a contare morti e sopravvissuti, con l’unica piccola consolazione ex post di un numero crescente di arresti degli scafisti: per il naufragio nel Canale di Sicilia in cui hanno perso la vita 17 persone, fra le quali anche due bambine, sono stati fermati due uomini; altri sei sono stati arrestati per lo sbarco di Pozzallo. «È ridicolo che la Commissione Ue continui a fare il muro di gomma. Di richieste ne abbiamo fatte e continueremo a farne ancora, sempre molto chiare. Ora – ha concluso Angelilli – Commissione e Consiglio si attivino per tradurle in soluzioni efficaci e in aiuti concreti. Non possiamo continuare a pagare solo noi, per tutti».

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