Strage in Gallura, l’amico di famiglia ha ucciso in modo atroce. Il paese in corteo per il piccolo Pietro

20 Mag 2014 10:20 - di Redazione

Meno di quarantott’ore, un’indagine record per dare un nome e un volto al presunto responsabile del triplice omicidio di Tempio Pausania, all’autore del brutale delitto di Giovanni Maria Azzena, 50 anni, della moglie Giulia Zanzani, di 46, e del figlio Pietro, di 12 anni, picchiati e poi strangolati con un filo elettrico. È quanto hanno impiegato i carabinieri del Comando provinciale di Sassari e della Compagnia di Tempio per risolvere, almeno in parte, il caso. Fermato Angelo Frigeri, 32 anni, incensurato, artigiano tuttofare, amico della famiglia Azzena, che era impegnato nell’appartamento di via Villa Bruna ad eseguire alcuni lavori di impiantistica. Secondo il procuratore della Repubblica di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, che si basa sugli elementi oggettivi recuperati, il giovane avrebbe agito da solo, tanto che l’accusa contestata è omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà. «Elementi certi hanno portato al fermo dell’autore – ha spiegato Fiordalisi – Il ragazzino, testimone scomodo, è stato ucciso con modalità atroci». Una posizione, però, che non convince l’avvocato che difende Frigeri, Giovanni Azzena (ha lo stesso nome della vittima, ndr). Secondo il legale, che già da ieri sera però sta valutando la rinuncia all’incarico, l’artigiano non ha agito da solo e la sua posizione sarebbe marginale rispetto agli esecutori materiali della strage. Una tesi questa condivisa dalle tante persone che conoscono il giovane, descritto a Tempio come una persona tranquilla, sempre disponibile con tutti che «non sarebbe capace di fare del male a una mosca. Forse ha solo pulito la casa». Frigeri è single. Sei anni fa aveva perso la madre per una malattia, una perdita che lo aveva scosso. Viveva in casa con il padre e la sorella. La sua famiglia è ben voluta da tutti. In mano agli inquirenti, comunque, ci sarebbero elementi importanti che convergono sulla figura di Frigeri. Di sicuro sabato, quando la famiglia Azzena è stata sterminata, l’operaio si trovava in zona. Ad inchiodarlo ci sono le riprese del sistema di videosorveglianza di alcune attività commerciali, ma quegli occhi elettronici non avrebbero immortalato solo lui. Sarebbero state filmate tre persone vestite in maniera elegante, due delle quali sarebbero entrate in casa mentre una sarebbe rimasta in strada a controllare la zona. Su questo fronte gli inquirenti mantengono la massima riservatezza, confermando però che le indagini non sono ancora concluse, quindi non si può escludere che gli investigatori stiano cercando di individuare gli eventuali altri complici. Sulla presenza di altre persone durante i lunghi interrogatori Frigeri ha fornito versioni contrastanti. Avrebbe detto di essere stato minacciato e costretto ad aprire la porta dagli assassini, poi sarebbe tornato a ripulire la casa. Ma non solo. Avrebbe anche indicato le persone coinvolte nel triplice delitto, le stesse che lo avrebbero minacciato, sulle quali adesso i carabinieri stanno lavorando in cerca di riscontri. Si attende l’esito completo dell’autopsia eseguita sui corpi che ha confermato al momento solo la morte per strangolamento dei tre. Ma non solo, accanto all’analisi dettagliata dei filmati delle telecamere di videosorveglianza, gli inquirenti attendono i risultati dell’esame sul Dna. In casa, infatti, sarebbero state trovate tracce di sangue che potrebbero essere diverse da quelle dei componenti della famiglia. Gli investigatori non si sbottonano nemmeno sul possibile movente del delitto, la pista in piedi rimane quella di una vendetta nel mondo dell’usura, legata quindi ai precedenti di Giovanni Maria Azzena arrestato nel 2008 insieme ad altre due persone. Intanto la cittadina gallurese, sconvolta, s’interroga su come sia potuto avvenire un episodio tanto brutale. Un migliaio di cittadini lunedì sera sono scesi in strada per una fiaccolata per ricordare il piccolo Pietro e i suoi genitori. Il corteo silenzioso che ha attraversato le vie del centro di Tempio Pausania è stato aperto dallo striscione «Per ricordare Pietro», scritto dai compagni della prima media.

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