Splendida la battuta su Grillo. Ma ora il premier faccia il… premier. E non pensi solo ai suoi fan

29 Mag 2014 20:53 - di Aldo Di Lello

Proprio non ce la fa. È più forte di lui. Può prendere il 40 per cento alle elezioni. Essere ricevuto con tutti gli onori negli algidi saloni di Bruxelles. Assistere alle acrobazie  più spericolate dei tanti personaggi desiderosi di salire sul carro del vincitore. Può capitargli di tutto e di più. Ma alla fine riemerge sempre l’indole del “toscanaccio” dalla lingua acuminata. E questo, il Renzi aspirante statista, non se lo può più permettere.  Intendiamoci, la battuta con cui ha infilzato il Grillo reduce dall’incontro con Farage è splendida: «In streaming si fanno i dibattiti, a incontrare i populisti inglesi ci si va di nascosto». Diciamo anche che il leader pentastellato s’è pienamente meritato le battutacce più perfide. Però – e questo è il punto – perché Renzi non ha affidato a qualcuno dei suoi solerti pasdaran il compito di infilzare il comico genovese invece di procedere egli stesso alla stoccata? È come se il premier si sentisse ancora in campagna elettorale. E ciò non va bene. Non va bene per chi promette di condurre il Paese fuori dalla crisi. Non va bene per chi ha ricevuto tanti voti. Non va bene per un presidente del Consiglio uscito vincitore da una elezione. Da un premier è doveroso pretendere più compostezza, più distacco, più serenità. Non è solo una questione di stile, ma un fatto che svela due lacune del personaggio, che rischiano, in prospettiva, di diventare pericolose. La prima è che Renzi non ha ancora probabilmente risolto il problema della sua “doppia natura”: quella del capo partito, da una parte, e dell’uomo delle istituzioni , dall’altra. La seconda è che il premier continua ad essere affetto da bulimia mediatica, come se non fosse ancora sazio della ingente mole di titoloni di giornale e di servizi televisivi che gli è quotidianamente riservata. E ciò non è affatto motivo di rassicurazione. Perché gli italiani chiedono realizzazioni concrete e non battute da cabaret. Per queste abbiamo già Grillo, che ci basta e ci avanza. Il Renzi “linguacciuto” non fa altro che rafforzare i dubbi degli spiriti concreti e realisti: non è che, dopo questa tarda primavera di parole e parolacce, ci sarà riservato un autunno lacrime e sangue?

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