Sei un poliziotto e fai il travestito? Se ti licenziano è un “abuso”. Lo ha stabilito il Tar del Veneto

3 Mag 2014 19:29 - di Redazione

Si metteva tacchi e minigonne ma era un sovrintedente della Polizia postale. Denunciato dai colleghi, è stato licenziato dal ministero degli Interni nel 2007 ma ora ha vinto il ricorso al Tar e potrà tornare in servizio nonostante la sua passione per i travestimenti, non dettati da necessità investigative ma da un “disturbo di identità di genere”. È dal 2007 appunto che l’ex vice sovrintendente della Polizia postale ha cominciato un iter di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato, che gli hanno sempre dato torto. Questo fino ai giorni scorsi, quando il Tar del Veneto ha invece accolto l’ennesimo ricorso degli avvocati dell’ex agente, forte di una nuova documentazione medico-scientifica che riapre il caso. Il Tribunale amministrativo ha riconosciuto all’ex poliziotto una patologia denominata “Disturbo dell’identità di genere (Dig)” che, secondo gli avvocati, colpisce una persona ogni trentamila. Il Tar ha dunque stabilito che il ministero dovrà rivalutare la posizione del cinquantaduenne perchè il comportamento dei vertici della polizia, che giudicarono pregiudizievole per il decoro del Corpo la sua passione per il travestitismo, sarebbe stato viziato da “eccesso di potere e illogicità della motivazione”. Il consiglio di disciplina della Polizia di Stato, secondo il Tar, non avrebbe tenuto in considerazione i certificati medici che attestavano un disturbo della personalità dell’agente. Il caso venne alla luce nel 2005, quando alcuni poliziotti incontrarono in giorni diversi il collega nei panni di una ‘collega’. Fecero rapporto ai superiori e a nulla valse la difesa dell’agente, che rivendicò il diritto a vestirsi da donna e il suo immacolato stato di servizio. Dopo il licenziamento l’uomo non è più riuscito a trovare un posto di lavoro. Oggi torna a sperare di poter rindossare la divisa, anche grazie all’interessamento alla sua vicenda da parte del deputato di Sel Alessandro Zan, già padre della prima anagrafe delle ‘coppie di fatto’ a Padova ed ex presidente veneto dell’Arcigay.

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