La legge elettorale per le europee finisce davanti alla Consulta. Ma il voto del 25 maggio non è a rischio

9 Mag 2014 16:33 - di Redazione

La legge elettorale per le europee è stata rinviata alla Corte costituzionale per via della soglia di sbarramento al 4%. Lo ha deciso il tribunale di Venezia, accogliendo il ricorso dell’avvocato Felice Besostri, che già aveva impugnato il Porcellum, poi bocciato dalla Consulta.

La decisione non avrà effetto sul voto del 25 maggio, come ha spiegato il presidente del tribunale veneziano Arturo Toppan, che aveva ricevuto il ricorso un paio di mesi fa. «La decisione assunta oggi dal Tribunale di Venezia è un prima parziale vittoria dei ricorsi promossi», ha commentato Besostri, secondo il quale «l’esito è certo anche per i precedenti del Tribunale Costituzionale Federale tedesco». «Le norme costituzionali sul diritto di voto – ha spiegato Besostri – sono uguali nella Costituzione tedesca e italiana e la giurisprudenza costituzionale tedesca in materia elettorale è un riferimento anche per la Consulta, che ne ha fatto uso nella sentenza sul Porcellum. Gli italiani – ha proseguito – adesso sono più liberi di votare per le liste di gradimento, senza paura di sprecare il voto». Ora si attendono le sentenze degli altri tribunali presso cui la legge elettorale è stata impugnata: Roma, Napoli, Milano, Cagliari e Trieste. Le contestazioni riguardano la questione delle minoranze linguistiche, la deroga alla raccolta delle firme per la presentazione delle liste e il riequilibrio di genere, questione quest’ultima su cui è stata anche emanata una circolare dal ministero dell’Interno. «In caso di tre preferenze per candidati dello stesso genere alle prossime elezioni europee, la terza deve essere annullata in sede di scrutinio», si legge nel “vademecum” del Viminale. E, in attesa delle nuove sentenze e della decisione della Consulta, i partiti più piccoli già esultano. Ha parlato di «una notizia che apre un varco alla democrazia nel nostro Paese» il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, per il quale «lo sbarramento per l’elezione degli eurodeputati è incostituzionale perché viola i trattati europei». Per Pino Pisicchio del centro democratico, invece, «il Parlamento ha sprecato anche di recente, con l’occasione della modifica alla legge elettorale europea, la possibilità di riparare a una furia semplificativa che per il parlamento europeo non ha senso».

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