“Genny ‘a carogna”, il governo dà la sua verità e nega tutto quello che il mondo ha visto

7 Mag 2014 16:44 - di Oreste Martino

Non c’è stata nessuna trattativa con Genny “a carogna”. È questo il punto fondamentale della difesa del governo rispetto ai gravissimi fatti che si sono verificati all’Olimpico di Roma in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha riferito in aula alla Camera dei deputati, ma non ha convinto granché i gruppi parlamentari. Il titolare del Viminale è apparso burocratico, ha smentito qualsiasi accordo con la tifoseria, ma l’appunto preparatogli dagli uffici può poco rispetto alle eloquenti immagini girate in campo prima del fischio d’inizio, dalle quali emerge il dialogo con i facinorosi.

«Non c’è stata alcuna trattativa – ha detto Alfano – l’incontro si sarebbe svolto comunque per scongiurare, in caso di rinvio, i rischi per il deflusso degli spettatori». Se questa è la verità ufficiale del governo serve anche spiegare il colloquio tra Hamsik e “a carogna” ed Alfano lo fa dicendo che il capitano del Napoli avrebbe dialogato con la tifoseria solo per rassicurarla circa il fatto che il tifoso ferito era in condizioni stabili e che non c’erano responsabilità della polizia. Le parole del ministro, però, cozzano con l’immagine del calciatore scortato. «È stato accompagnato da dirigenti del suo club e da funzionari di polizia – ha aggiunto -, la cui presenza era motivata da esclusive ragioni di tutela dell’incolumità del calciatore». Una tesi debole, quella del governo, che appare una giustificazione al fatto che le telecamere hanno fatto emergere un atteggiamento superficiale delle istituzioni, pronte a dialogare con un violento capo-ultrà inneggiante all’assassino dell’ispettore Raciti.

Alfano due passaggi molto positivi li ha fatti quando ha reso omaggio alla memoria di Raciti e quando ha detto che “il culmine dell’inciviltà sono stati i fichi all’inno nazionale”, ma per il resto è apparso poco convincente. Ha snocciolato numeri per negare che ci sia stata inefficienza nelle azioni di prevenzione e controllo, ricordando che erano presenti 1486 poliziotti, che ha ringraziato parlando di un impegno “elevatissimo” che “va elogiato senza riserve”, anche perché grazie al lavoro degli uomini in divisa sarebbe stata sedata la reazione dei supporters del Napoli, ” convinti che responsabili del ferimento di Ciro Esposito fossero state le forze dell’ordine”.

In merito alla sparatoria il ministro ha confermato l’esistenza di elementi di responsabilità a carico di Daniele De Santis, anche se andranno fatti approfondimenti sulla prova stub e sul rilievo della pistola perché quanto emerso fino ad oggi non è ancora dirimente. Anche se i video non riprendono lo sparatore le indagini al momento confermerebbero che «il tifoso della Roma – ha detto il ministro -, dopo aver aggredito un pullman dei tifosi del Napoli, scappando è caduto a terra e raggiunto dagli inseguitori ha sparato».

Alla fine quella del governo è apparsa una difesa d’ufficio poco convincente politicamente, sostenuta senza grande enfasi dalla maggioranza e fortemente criticata dai gruppi d’opposizione. Maurizio Bianconi parlando in aula a nome di Forza Italia ha dato del bugiardo al ministro dicendo che la trattativa c’è stata e l’hanno vista milioni di italiani, mentre Ignazio La Russa parlando a nome di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale ha chiesto le dimissioni di Alfano, definendolo una “foglia di fico”. «Avrei voluto qui non il ministro Alfano – ha detto La Russa – ma il presidente Renzi che era allo stadio, perché questo non è solo un problema di ordine pubblico ma di rapporti tra lo Stato e la violenza nel calcio». «Renzi – ha aggiunto – non può cavarsela dicendo che deve fermarsi un attimo per evitare che gli sciacalli della campagna elettorale sfruttino i feriti». La Russa ha concluso affermando che «sarebbe stato più credibile dire che la trattativa in certi casi è indispensabile». Meglio la verità giustificata dalle esigenze del momento, che una bugia poco credibili detta in un’aula parlamentare.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *