È rissa a sinistra. La Camusso a testa bassa contro Renzi: «Distorce la democrazia»
Forse avrà tratto ispirazione da Piero Pelù. O forse avrà meditato l’attacco da lungo tempo. Fatto sta che Susanna Camusso, dal palco del congresso della Cgil a Rimini, spara a palle incatenate contro il governo Renzi. E la sinistra si riscopre sull’orlo di una crisi di nervi. Al sindacato rosso non va giù il decreto sul lavoro, accusato di «aumentare la precarietà» Ma non gli va giù soprattutto l’idea che il tempo della vecchia concertazione sia scaduto. «Contrastiamo e contrasteremo – tuona Susanna – l’idea di un’autosufficienza del Governo, che taglia non solo l’interlocuzione con le forme di rappresentanza, ma ne nega il ruolo di partecipazione e di sostanziamento della democrazia». E subito dopo la bordata: «Una logica di autosufficienza della politica che sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione».
Chi coglie al volo l’occasione per attaccare il governo è Stefano Fassina, che con Renzi ha una vecchia ruggine, risalente ai tempi di Letta: «Fassina chi?», disse Matteo con aria strafottente durante una conferenza stampa. L’esponente della sinistra del Pd giudica «coraggiosa» la relazione della Camusso, per poi aggiungere: «È decisivo per le prospettive economiche e democratiche dell’Italia che il più grande sindacato italiano scelga di ripartire da chi non ha il lavoro, dai precari, dai lavoratori poveri. È importante l’insistenza sulla centralità della contrattazione nazionale, aziendale, territoriale».
Arriva in aiuto del premier il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ma la sua è chiaramente una difesa per dovere d’ufficio: «È normale confrontarsi, è normale discutere e ascoltare l’opinione di tutti, ma credo sia normale anche che il governo si assuma le proprie responsabilità nelle decisioni, credo questo sia un modo democratico di fare le cose». Aiuto a Renzi anche da parte di un altro membro del governo, il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Ho seguito con attenzione la relazione ricca e articolata di Susanna Camusso, da cui sono emersi stimoli importanti e utili accanto a elementi di diffidenza e pregiudizio che forse scontano una difficoltà nel confronto, ma si possono superare». La situazione è delicata. E anche i renziani più ferventi esitano a reagire. Susanna Camusso non è certo Piero Pelù. E la risposta va meditata. Certo è che la scommessa di Renzi (tenere insieme la vecchia sinistra operaista e i “liberal” che dicono di ispirarsi a Blair) si fa sempre più precaria.