E a Renzi arriva un “aiutino” dagli statistici: droga e prostituzione nel calcolo del Pil
Gli eurocrati e le loro solerti teste d’uovo non finiranno mai di stupirci. La loro ultima pensata ha dell’incredibile. Dal prossimo autunno, tutti i Paesi Ue, compresa l’Italia, inseriranno infatti una stima delle attività illegali nel Pil, che di conseguenza verrà rivisto al rialzo. E parliamo, come spiega una asettica nota dell’Istat, del «traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)». Geniale, non c’è che dire. Alla faccia della legalità e dell’etica pubblica, tanto proclamate nella retorica ufficiale dell’Ue. L’Istat riconosce – bontà sua – come la misurazione delle attività illegali sia «molto difficile, per l’ovvia ragione che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione». Ma no! Chi l’avrebbe mai detto? L’Istituto di statistica rileva anche che «lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni». Dalla stessa nota apprendiamo che l’Istat già inserisce nel Pil il sommerso economico, vale a dire tutte quelle attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legali, sfuggono all’osservazione diretta in quanto connesse al fenomeno della frode fiscale e contributiva.
Chi, da tutta questa furbesca operazione contabile, trarrà motivo di sollievo e soddisfazione sarà sicuramente Renzi: visto che la crescita economica non si schioda dallo zero (a dispetto dei suoi fantasmagorici annunci), il premer si potrà ritrovare tra un po’ di mesi qualche punto in più di Pil senza colpo ferire. Ma rimane forte la sensazione che le classi dirigenti politiche e i “cervelloni” di Bruxelles stiano raschiando il fondo del barile. Queste nuove, ardite iniziative degli statistici europei fanno sicuramente comodo a governi incapaci di elaborare una seria e credibile strategia per la crescita. Come fanno comodo, allo stesso modo, a una eurocrazia sempre più impopolare (ammesso e non concesso che sia mai stata popolare). A nessuno di costoro viene in mente che, prima di legittimare economicamente gli spacciatori di droga, gli sfruttatori della prostituzione e tutti i vari tangheri dediti al cotrabbando, sarebbe molto meglio togliere ai sistemi produttivi europei tutti i vincoli che ne frenano lo sviluppo, a partire dalla stretta creditizia. Ma proprio questo è il grande paradosso (e la grande immoralità) della “religione” del rigore: promuove gli spacciatori al rango di soggetti economici e demonizza chi si batte per rivedere la rigidezza del vincolo del tre per cento e del fiscal compact.