Dell’Utri non si oppone all’estradizione ma annuncia ricorso alla Corte europea
Nessuna fuga. E nessuna intenzione di ostacolare l’estradizione chiesta dall’Italia. Marcello Dell’Utri spiazza i magistrati palermitani che ne hanno chiesto l’arresto affermando di non voler cercare di ritardare la sua estradizione dal Libano, che secondo le autorità di Beirut sarebbe ormai imminente. Il senatore di Forza Italia si è detto pronto a tornare in Italia per scontare la pena, anche se conferma di voler fare ricorso davanti alla Corte europea per i diritti umani contro la sentenza di condanna.
Intanto il giudice Ahmad al Ayubi, che segue il caso per il ministero della Giustizia libanese, ha detto all’Ansahe il decreto di estradizione «sta seguendo la normale procedura delle firme» per diventare esecutivo. Un percorso che, secondo quanto annunciato venerdì dal titolare del dicastero, Ashraf Rifi, dovrebbe concludersi «tra mercoledì e giovedì» di questa settimana, con la firma del presidente della Repubblica, Michel Suleiman.
Parlando attraverso il suo avvocato Giuseppe Di Peri, l’ex-senatore di Forza Italia, arrestato il 12 aprile scorso a Beirut, ribadisce di non essersi recato in Libano per sottrarsi alla giustizia italiana. «Come ho sempre detto, e come confermato dall’evoluzione di questa assurda vicenda, la decisione di recarmi in Libano non è stata determinata dall’intendimento di sottrarmi all’esecuzione della pena – ha affermato Dell’Utri – Altrimenti – ha sottolineato – non avrei scelto un Paese legato da un accordo di estradizione con l’Italia viaggiando con il mio passaporto, e comunicando a tutti col mio telefono cellulare che mi trovavo a Beirut presso l’hotel Phoenicia». Cioè l’albergo di lusso dove si è registrato tranquillamente a suo nome e dov’è stato arrestato in esecuzione di una “red notice” dell’Interpol. Dell’Utri dice poi di aver chiesto ai suoi avvocati libanesi di «non frapporre alcuna iniziativa legale che possa risolversi in un motivo di contrasto, o di ritardo, all’esecuzione dell’ estradizione, essendo mio fermo intendimento di tornare in Italia per scontare la pena che mi è stata comminata».
L’avvocato Akram Azoury, uno dei legali libanesi dell’ex-senatore, aveva preannunciato nei giorni scorsi un ricorso contro il decreto di estradizione, ma aveva ammesso che ciò non avrebbe portato ad una sospensione obbligatoria del provvedimento. Una circostanza sottolineata anche dal ministro Rifi, secondo il quale normalmente la sospensione viene applicata se si ritiene che vi sia un pericolo per la vita della persona da estradare.
Per quanto riguarda il ricorso alla Corte europea per i diritti umani, Azoury ha già spiegato che la motivazione principale sarebbe che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per il quale Dell’Utri e’ stato condannato a 7 anni di reclusione, «non e’ conforme con i principi di legalità». Ma lo stesso legale ha aggiunto che per stilare il ricorso, ed eventualmente aggiungere altre ragioni, sarà necessario attendere i 90 giorni prescritti per ottenere le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio scorso.