Condannato a morte il Paperone cinese, amico di un ex capo comunista: assassino e mafioso
Il miliardario cinese Liu Han, che fino al 2012 era uno degli uomini più ricchi e più potenti della Cina grazie ai suoi rapporti con l’allora capo dei servizi di sicurezza Zhou Yongknag, è stato condannato a morte da un tribunale del Sichuan (Cina occidentale). «Mi hanno incastrato», ha gridato piangendo Liu, 48 anni, quando i giudici hanno letto il verdetto. Con lui, sono stati condannati alla pena capitale suo fratello Liu Wei e tre dei loro collaboratori, riconosciuti colpevoli di nove omicidi e di essere stati a capo di un’organizzazione mafiosa i cui tentacoli si estendevano dal Sichuan alla capitale Pechino e a tutto il resto della Cina. Liu Han è il fondatore dell’Hanlong Group, una delle grandi conglomerate cinesi che è partita dalle miniere per poi allargare le sue attività ad altri settori, tra cui l’edilizia e l’energia. Come molti “tycoon” cinesi, Liu ha goduto della protezione di potenti amici politici, senza i quali, affermano i suoi critici, non avrebbe fatto fortuna. Il suo protettore era Zhou Yongkang, l’ ex-responsabile della sicurezza che è da alcuni mesi nel mirino di Xi Jinping. Il presidente ha promesso di colpire “tigri e moscerini”, cioè tutti i corrotti senza riguardo per le posizioni che ricoprono. La colpa di Zhou è quella di essere stato tra i sostenitori di Bo Xilai, l’ex-capo del Partito Comunista della metropoli di Chongqing caduto in disgrazia e condannato all’ergastolo per corruzione e abuso di potere. Zhou, 71 anni, è stato membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico (Cpup), il massimo organo politico della Cina. Si ritiene che, pur non essendo stato accusato di alcun reato, sia da alcuni mesi agli arresti domiciliari, come molti dei suoi familiari e alleati politici. Fino a oggi, nessuno membro del Cpup è stato incriminato in Cina. Zhou Yongkang aveva incaricato Liu, secondo i media cinesi, di “badare” a suo figlio Zhou Bin, anche lui agli arresti. Nel corso del processo, durato 17 giorni, Liu Wei ha affermato di essere stato costretto a confessare con la tortura e con minacce di morte rivolte ai suoi familiari. Secondo il South China Morning Post di Hong Kong, più di 150 alti dirigenti comunisti, tra cui un vicepresidente della Corte Suprema, si sono occupati del processo contro Liu Han e Liu Wei. «Questo – ha affermato un osservatore – è un esempio veramente brutto per tutti i casi legati a Zhou Yongkang…per i giudici è impossibile emettere sentenze in modo indipendente quando tanti alti funzionari seguono il caso». L’Hanlong Group è stato condannato a pagare una multa astronomica di 300 milioni di yuan (35 milioni di euro). Con i due fratelli Liu, che sono stati riconosciuti colpevoli di 13 diversi reati, sono andate sotto processo altre 36 persone. Oltre alle cinque condanne a morte, il tribunale ha comminato centinaia di anni di prigione agli altri imputati. Non è chiaro se Liu intenda ricorrere in appello.