Asfaltati e “ghigliottinati”: da Hollande a Nick Clegg cadono le teste dei leader

28 Mag 2014 17:00 - di Antonio Pannullo

La tempesta populista, come la chiamano loro, inizia a fare le prime vittime. Tra i Paesi più colpiti, la Francia e il Regno Unito, dove le forze euroscettiche sono arrivate al primo posto. E tra i parlamentari del gruppo socialista all’Assemblea nazionale francese si diffonde la preoccupazione per l’inesorabile calo di popolarità di François Hollande. Tanto che qualcuno, secondo quanto rivela il quotidiano Le Figaro, ha anche cominciato a sollevare pubblicamente, almeno nelle riunioni del gruppo parlamentare, la questione dell’immagine negativa del presidente e dei suoi effetti sui risultati del partito. «Il rapporto di François Hollande con i francesi pone un vero problema. Dirglielo sarebbe fargli un favore», ha dichiarato martedì davanti ai colleghi il deputato del nord Guy Delcourt, suscitando grande stupore ma anche, sempre secondo la cronaca del Figaro, quotidiano di centrodestra, qualche mormorio di approvazione. Diversi altri deputati, nel corso della stessa riunione, avrebbero inoltre criticato, in modo più o meno aperto, l’intervento televisivo di Hollande di lunedì sera, giudicato inopportuno, troppo tecnico o addirittura incomprensibile. Il neopremier Manuel Valls ha però tentato di gettare acqua sul fuoco, spiegando ai deputati riuniti che «il risultato di domenica non è una sorpresa, perché nessuno poteva credere che si potesse invertire la tendenza in sole otto settimane», dopo la sconfitta nelle municipali e il conseguente rimpasto di governo. Ora Hollande non può più fare rimpasti, e già molti francesi chiedono elezioni politiche anticipate, mentre la trionfatrice delle elezioni, Marine Le Pen, ha già chiesto di fare un referendum sull’Europa. Stessa la musica in Gran Bretagna, dove è bufera nei libdem dopo la cocente sconfitta alle elezioni europee che hanno visto primo partito quello degli euroscettici di Nigel Farage. Si è dimesso Lord Oakeshott, figura molto importante all’interno del partito, che ha apertamente criticato la leadership di Nick Clegg, vice premier, affermando che con lui «si va verso il disastro». Al centro dello scontro c’è un sondaggio commissionato da Oakeshott in cui emerge che un cambio al vertice, sostituendo Clegg con Vince Cable, ministro delle Attività produttive, o un’altra figura del partito, i libdem otterrebbero maggiori consensi in alcuni seggi in vista delle elezioni politiche del 2015. «È del tutto inaccettabile che una figura importante del partito piuttosto che impegnarsi per conquistare consensi spenda il proprio denaro e tempo per cercare di minare l’affermazione del suo partito», ha replicato Clegg, che a Strasburgo ha mandato un solo eurodeputato. Il leader sarebbe arrivato a minacciare l’espulsione del lord, accusandolo di aver compiuto una sorta di tradimento. Mentre Cable, uno stretto alleato di Oakeshott, ha preso le distanze dalla rilevazione al centro dello scontro per non entrare in rotta di collisione col suo leader. Il sondaggio, condotto all’insaputa di Clegg, era stato fatto fra aprile e l’inizio di maggio, prima che si tenessero le elezioni locali e quelle europee. Vedremo come il premier David Cameron reagirà alla bufera che sta travolgendo il suo sempre più debole alleato.

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