Visita-lampo della Regina Elisabetta: dal Quirinale al Vaticano, con sobrietà e riservatezza

3 Apr 2014 19:37 - di Priscilla Del Ninno

A quattordici anni dalla sua ultima visita in Italia, le vacanze romane della Regina Elisabetta II sono cominciate a mezzogiorno e trenta di oggi quando, avvolta in un cappotto color glicine, con abbinato un cappello ornato di fiori, e con sopra appuntata una grande spilla di zaffiri, con rifiniture in oro e circondata da diamanti, (acquistata nel ’34 dalla Regina Mary, la nonna di Elisabetta). Accompagnata dal nobile consorte, il principe Filippo, duca di Edimburgo, la sovrana è sbarcata dall’aereo privato atterrato all’aeroporto militare di Ciampino della capitale. Ad accoglierla, ai piedi della scaletta, oltre l’ambasciatore britannico Christopher Prentice e a sua moglie Nina, il Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, ambasciatore Stefano Ronca, e l’Arcivescovo Francesco Canalini, in rappresentanza della Santa Sede. Ad annunciarne la presenza per le strade della “città eterna”, invece, un corteo di auto che l’ha scortata prima fino al Quirinale – dove ad attenderla per la colazione ha trovato il presidente Giorgio Napolitano e la moglie Clio – e dopo in Vaticano, dove era prevista una udienza informale tra Bergoglio e la coppia reale: il quarto pontefice che la regina incontra dall’inizio della sua reggenza, (il quinto, se si considera anche l’udienza con Pio XII nel 1951 a Roma quando l’attuale sovrana non era ancora sul trono).

Un carnet degli appuntamenti fitto e intenso, quello che ha scandito la quarta visita della sovrana nella capitale, che non ha tralasciato nessuno degli obblighi previsti dal cerimoniale, dalla presentazione degli onori militari, all’esecuzione degli inni nazionali di Gran Bretagna e Italia, fino all’innalzamento della bandiera britannica, l’Union Jack, issata sul torrino del Quirinale. Per non parlare del pranzo esclusivo, riservato solo a pochi, selezionati ospiti, che ha omaggiato la regale presenza con un sofisticato risotto alle erbe aromatiche, seguito da agnello arrosto con millefoglie di patate, sformatini di caponata e fagiolini al vapore. Un pranzo chiuso con il bonet servito per dessert.

Così, dopo due ore passate  dalla Sala del Bronzino a quella degli Arazzi, all’insegna di un’atmosfera amichevole, tra sorrisi complici e conversazioni in lingua inglese, la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, e Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo, si sono diretti verso Piazza San Pietro, attesi nell’Auletta Paolo VI da Papa Francesco.

La permanenza Oltretevere per l’incontro privato della regina e del principe consorte con il pontefice è durata circa 30 minuti. Una mezz’ora storica, nell’arco della quale i reali britannici e Papa Bergoglio – tra convenevoli di rito e più prosaici ammiccamenti – si sono scambiati battute e regali. E se il pontefice ha donato ai suoi ospiti un presente per il royal baby, il principe George di Cambridge, figlio del principe William e della moglie Kate Middleton (un globo in pietra pregiata sormontato da un croce), a Elisabetta II, invece, il Papa ha regalato un’antica pergamena, risalente al maggio 1679, con un messaggio Urbi et Orbi del cardinale Cesare Facchinetti. Mentre al principe Filippo sono state riservate tre medaglie del pontificato, una in oro, una in argento, una in bronzo. «È l’unica medaglia d’oro che abbia mai vinto», ha quindi scherzato il duca di Edimburgo.

Di contro, la regina Elisabetta II ha a sua volta offerto al Pontefice un grande cesto di cibi e bevande provenienti da tutte le tenute reali, dal giardino di Buckingham Palace al castello di Windsor, passando per la tenuta di Sandringham, fino a Balmoral. «Ho portato qualcosa da tutte le nostre tenute, proprio per lei», ha commentato la sovrana donando al Pontefice miele, uova, pane, succo di mele, sidro, mentre una confezione a parte prevedeva persino l’omaggio di una bottiglia di whisky scozzese. Un incontro cordiale, dunque, anche scherzoso, quello in Vaticano, a dispetto dell’aura istituzionale e della portata storica dell’evento (con tutto il pregresso che si portava dietro). Una visita in linea con le ultime che ci sono state sul Soglio di Pietro con Papa Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI: incontri in cui è sempre emerso più il ruolo di capo di Stato di Sua maestà britannica, che quello di capo della Chiesa di Inghilterra, figlia dello scisma di un re, che pure aveva personalmente avuto da papa Leone X il titolo di Defensor fidei.

E allora, da quel che poco che è emerso dell’appuntamento del primo pomeriggio di oggi, la distanza generata e alimentata da tensioni ataviche e conflitti epocali che la storia ha registrato – e di cui resta ancora approfondita traccia proprio negli archivi vaticani – sembra essersi decisamente azzerata, anche se una qualche insofferenza anglicana verso Roma non si è mai veramente sopita. E di certo, la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI, del 2009, e la conseguente istituzione di ordinariati per riaccogliere nel cattolicesimo gli anglicani in fuga per le eccessive modernizzazioni (ultimo il sì ai vescovi gay), non deve aver facilitato le cose. La visita lampo, però, non ha dato neppure il modo e il tempo di affrontare argomenti delicati (tipo le Falkland): l’aereo privato dei reali britannici è decollato dall’aeroporto di Ciampino poco dopo le 16.30, portando con sé il più assoluto riserbo sui temi delle istituzionalissime conversazioni…

 

 

 

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