Un’altra vittima del lavoro nella Cina rossa: la storia di un tassista morto “per troppo stress”
Per assicurare un futuro ai figli e ripagare il prestito per l’acquisto di una casa un tassista cinese ha lavorato per giorni interi senza riposare, morendo di “troppo lavoro”. Lo scrive il sito di informazioni Nanfang. L’uomo, Wang Xianwu, di 43 anni, è morto lo scorso 20 aprile. Lavorava da dodici anni come tassista per la Dongguan Tianlong Taxi Company, nella città meridionale di Dongguan, nella provincia del Guangdong. È stato trovato morto nel suo appartamento preso in affitto. Il giorno prima, secondo i registri della società, era stato al volante per ventiquattr’ore di seguito: non una novità nella vita dell’uomo. Normalmente nella Cina comunista un tassista guida per dodici ore, alternandosi sulla stessa auto con un collega per le restanti ore di un giorno. Ma Wang, bisognoso di soldi, aveva deciso di non concedere cambi e ha guidato per ventiquattr’ore, coprendo l’intero turno dell’auto. Nella stessa città di Dongguan all’inizio del mese aveva perso la vita, sempre per troppo lavoro, un giovane ingegnere che aveva lavorato tutto il mese di marzo senza giorni di vacanza, neanche la domenica, accumulando più di 190 ore di straordinario.
Nei giorni scorsi si èavuta notizia di un’altra vittima per “troppo lavoro”: trentuno giorni ininterrotti in un mese e 190 ore di straordinario sono stati fatali, tanto da portarlo alla morte, ad un giovane ingegnere di 33 anni, originario della provincia cinese del Jianxi ma che lavorava in una azienda del Guangdong, nel sud del Paese. Liu, secondo chi lo frequentava e la sua famiglia, era un ragazzo modello: non beveva, non fumava, non aveva svaghi se non il lavoro. E’ per questo che la sua morte – scoperta lo scorso 9 aprile da alcuni colleghi che, non vedendolo arrivare per un paio di giorni in ufficio, si sono insospettiti e sono andati a casa sua – viene legata dalla sua famiglia al troppo lavoro, allo stress accumulato.